Portale del Monastero di Santa Barbara

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La chiesa di S. Barbara, con annesso monastero denominato di S. Maria di Malfinò, in quanto fondato nel 1195 dal cavaliere messinese Leone Malfinò, nel 1348, passò dal rito greco a quello latino e sorgeva nella contrada S. Mercurio (in prossimità dell’isolato 269 in via del Vespro).

Da questo sito, si trasferì nella contrada dei Carrai ed, infine, nel 1575, sulla salita del colle Tirone, nelle vicinanze dell’attuale chiesa del Carmine. La chiesa sorse su progetto di Andrea Calamech, e, nel 1725, venne ristrutturata dall’arch. Giovanni Cirino. Nello stesso periodo, venne dato incarico a Giuseppe Crestadoro di rifare gli affreschi che erano del Paladino.

Lo stesso Paladino aveva dipinto, per S. Barbara, un “Martirio di S. Barbara” ed una “Natività” che si conservano al Museo Regionale insieme con altri dipinti, tra i quali un “S. Benedetto” del Quagliata. Il portale originale di accesso al monastero, dopo il sisma del 1908, venne ricollocato nell’ingresso laterale destro della chiesa di S. Matteo a Villa Lina, in via Monte Scuderi.

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Dalle alte e slanciate profilature architettoniche che rivelano ancora, alla fine del‘400, forme medievaleggianti tenacemente abbarbicate alle correnti stilistiche dell’epoca sveva ed aragonese, mentre il Rinascimento è al suo apogeo, è notevole per l’armoniosa serie di esili colonnine che compongono due pilastri a fascio su cui imposta l’arco ogivale, nella cui periferia prosegue il motivo delle fasce sottostanti con nervature.

Nella lunetta determinata dall’arco acuto e dall’architrave retto, incorniciata da una tipica serie di archetti ciechi traforati, si trova un grande altorilievo con la raffigurazione del Padre Eterno. Sull’architrave sorretto da due aggraziate mensoline sagomate raffrontate, al centro, spicca un tondo con un S. Benedetto in bassorilievo ed ai lati la data MCCCCLXXXIX (1489). Nelle sue linee complessive, il portale è simile alla quattrocentesca porta della distrutta chiesa di S. Angelo dei Rossi, oggi al Museo Regionale.