Adolfo Celi

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Adolfo Celi

Adolfo Celi (Messina, 27 luglio 1922 – Siena, 19 febbraio 1986) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.

Nato a Messina, era figlio di Giuseppe Celi (prefetto di Grosseto e di Padova e Senatore del Regno) e di Giulia Mondello. Adolfo Celi cresce tra la Sicilia e il Nord Italia; tra le sue residenze c'è anche Padova. Grazie a una cinepresa amatoriale regalatagli dal padre incomincia a impratichirsi con la ripresa. Nel 1942 si'scrive all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" di Roma. Qui conosce, tra i tanti, Vittorio Gassman, Mario Landi e Vittorio Caprioli, che gli trasmettono la passione per il teatro e per il cinema. È un grande amico di Renato Baldini.

Nel 1946 viene scritturato per il film Un americano in vacanza di Luigi Zampa, cui seguono due anni dopo Proibito rubare di Luigi Comencini e Natale al campo 119 di Pietro Francisci; nello stesso anno Aldo Fabrizi gli avanza una proposta che gli cambia la vita: la partecipazione al film Emigrantes, girato in Argentina.

Successivamente spostatosi in Brasile, si appassiona a questa terra, tanto che decide di rimanerci per quindici anni, prima al teatro TBC di San Paolo, poi fondando, con l'allora moglie Tonia Carrero e Paulo Autran, il Teatro Brasileiro de Comédia di San Paolo e la compagnia di prosa "Carrero-Celi-Autran"; agli inizi degli anni Cinquanta la produzione cinematografica Vera Cruz affida inoltre a Celi la regia dei film Caiçara (1950) e Tico-Tico no Fubá (1952).

Celi è considerato a tutt'oggi uno dei più importanti registi del Brasile: a lui si deve infatti la definizione di nuovi canoni di sperimentazione teatrale, cinematografica e televisiva, allora agli esordi. In Brasile Celi inizia anche una carriera di caratterista cinematografico, recitando nei film L'uomo di Rio (1963) e Agente 007 - Thunderball (Operazione tuono) (1965), che gli conferiscono una notorietà internazionale e ne favoriscono il ritorno in Italia.

Rientrato nei primi anni sessanta, trova un cinema molto diverso da quello che aveva lasciato e in pieno sviluppo. Si specializzerà nelle parti del "cattivo", sia nei film western o d'azione sia, con una certa autoironia, nelle commedie, dove interpreta frequentemente personaggi malvagi o potenti. A 45 anni è tra i pochi attori italiani che sappiano recitare anche in inglese e grazie alla bravura e alla preparazione professionale viene ingaggiato come protagonista o comprimario in numerosi film internazionali, tra cui: Il tormento e l'estasi di Carol Reed (1965); Il colonnello Von Ryan di Mark Robson (1965); Grand Prix di John Frankenheimer (1967); Masquerade di Joseph L. Mankiewicz (1967); Il fantasma della libertà di Luis Buñuel (1974).

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Nel 1969 esce l'unico film italiano da lui diretto, realizzato con i suoi compagni d'accademia Vittorio Gassman e Luciano Lucignani: l'autobiografico L'alibi. In Italia il culmine del successo arriva quando entra a far parte del cast della fortunata trilogia di Amici miei (1975, 1982, 1985) nei panni del professor Sassaroli, un primario ospedaliero brillante ma annoiato dal lavoro, che si unisce alle allegre "zingarate" di un gruppo di amici fiorentini.

Diretto da Daniele D'Anza, nel 1972 interpreta il medico nazista nello sceneggiato Rai Il sospetto, oltre a vestire i panni del poliziotto italo-americano Joe Petrosino nello sceneggiato omonimo mentre, tre anni dopo, interpreta Don Mariano D'Agrò nello sceneggiato L'amaro caso della baronessa di Carini.

Il suo volto viene fissato nella memoria del pubblico italiano però con la partecipazione alla miniserie televisiva Sandokan (1976), diretta da Sergio Sollima, in cui interpreta il ruolo di lord James Brooke, acerrimo nemico della "Tigre di Mompracem", interpretata da Kabir Bedi. Sulla scia del successo del personaggio di Brooke, gli viene affidata l'eredità di Giampiero Albertini nello spot di un noto marchio di elettrodomestici. Nel 1981 prende parte al kolossal storico televisivo inglese I Borgia, in cui interpreta (dopo avere impersonato vari prelati e cardinali) la parte di Rodrigo Borgia, salito al soglio pontificio come Papa Alessandro VI.

Tornato al teatro negli anni ottanta, Adolfo Celi viene ricoverato per infarto la sera della rappresentazione teatrale dei Misteri di Pietroburgo di Dostoevskij al Teatro di Siena. Vittorio Gassman prende il suo posto sul palcoscenico. Il 19 febbraio 1986 Celi muore per un arresto cardiocircolatorio.

Grazie all'associazione DAF di Giuseppe Ministeri e al Comune di Messina, nel 2006 è stata posta per il ventennale della scomparsa una targa commemorativa nella casa natale di Celi in via Brescia nel Quartiere Lombardo. Gli è stata inoltre intitolata una via nella zona sud della città e si è svolta una cerimonia alla presenza di Kabir Bedi, che recitò con Celi in Sandokan. Con quell'esperienza, Celi riuscì a prendere il volo verso Roma. "Sono nato nel Quartiere Lombardo... e ho ancora tantissimi amici di grande intelligenza e profonda cultura. È vero che il terremoto, ma anche il secondo conflitto mondiale, hanno fatto abbandonare a molti la città. Dopo la maturità, nel 1940, sentivamo fortissima l'aria del continente e l'inizio dei bombardamenti contribuì a far lasciare Messina", ha raccontato Celi.

Adolfo Celi è stato sposato tre volte: con Tonia Carrero dal 1951 al 1963, con Marília Branco dal 1964 al 1965 e con Veronica Lazar dal 1966 fino al 1986.

Con Veronica Lazar ha avuto due figli: Alessandra (1966), attrice, e Leonardo (1968), autore del documentario Adolfo Celi, un uomo per due culture, realizzato nel 2006 per ricordare il padre sempre a vent'anni dalla scomparsa e presentato nel 2008 alla Festa del Cinema di Roma nell'ambito della rassegna organizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo Adolfo Celi e i ragazzi tornati dal Brasile.

È sepolto al Cimitero monumentale di Messina.