Palazzo della Cassa di Risparmio

Il Capitale sociale era di 42.500 lire, e iniziò le sue operazioni con un modesto fondo di dotazione, costituito in parte con il contributo del Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio e in parte con porzione degli utili delle due Casse di sconto istituite, sotto il dominio borbonico, a Palermo e a Messina.

Nel 1887 gli amministratori dell’Istituto conclusero le trattative per l’acquisto dell’area di una parte dell'ex convento dei Padri Mercedari scalzi che ne fecero sportelli dal 1891 e poi la sede centrale, ampliata e completata dal 1907 al 1912 dall'architetto Ernesto Basile, trasferendola dal palazzo della Zecca al Cassaro. La banca incorporò quindi il Monte dei pegni Santa Rosalia, che aveva sede nel palazzo Branciforte Pietraperzia. Nel 19O2 la Cassa aprì le filiali di Messina, di Trapani e di Termini Imerese.

Dopo il terremoto che colpì Messina, la notte del 28 dicembre 1908, si sarebbe dovuta inaugurare nella città la nuova sede dell’istituto,prima fra le dipendenze della Direzione generale.

L’edificio di Messina sarebbe stato, quindi, inaugurato prima che iniziassero i lavori per la realizzazione della Direzione generale, fatto che renderebbe abbastanza forzato il volere cristallizzare il progetto per Palermo al 1907.

L’edificio progettato da Ernesto Basile ha una marcata memoria rinascimentale, come rievoca nella facciata del palazzo il piano terra, contrassegnato dal bugnato, sia attorno alle finestre, che negli angoli, così come nella campitura centrale e, a loro volta, le paraste delimitano il portale d’ingresso, affiancato da severe colonne tuscaniche, sovrastato da un balcone, secondo un desueto modello barocco.

Nel secondo ordine, le finestre oblunghe si aprono tra brevi superfici di semplice intonaco listellato fino a giungere al piano attico con finestre quasi compresse dal cornicione. Nell’interno dell’edificio, invece, nella sala degli sportelli, prevale il recupero di quella memoria floreale che ha in Ernesto Basile il protagonista dello stile Liberty.