Quartiere Tirone

173-Disegno_di_Guesdon_inciso_da_Springer_1844.jpgIl Quartiere del Tirone, in primo piano in basso, in una litografia disegnata da A. Guesdon
ed incisa da A. Springer, contenuta in Etienne, L’Italie à vol d’oiseau, Paris 1844

Denominato “Tirone” dopo l’assedio di Messina nel 246 a.C. per opera di Gerone II, tiranno di Siracusa, che qui si era attestato con le sue truppe per cui, in seguito, venne detto “Mons Hieronis” (di Gerone) e quindi “Jerone”“Alterone” e “Tirone”, il quartiere viene così descritto dallo storico messinese Cajo Domenico Gallo nel 1755: “E’ questo un raro ed amenissimo sito, ornato di vaghi e graziosi giardini con prospettiva superba, donde si scopre la maggior parte della città col suo porto e tutta la Calabria che gli sta di fronte; è anche circondato da campagne e colline amenissime…”.

174.jpgTipologie abitative settecentesche nel Quartiere Tirone

Prima del 1537, anno in cui Messina viene fortificata con la costruzione di una poderosa cinta muraria, la zona nella quale si espanderà il borgo del Tirone si trovava “extra moenia”, cioè, fuori della cortina muraria normanna che era stata fatta erigere, intorno al 1081, dal Gran Conte Ruggero. Infatti, da una carta anonima conservata nella Biblioteca nazionale di Parigi ed il cui rilievo risale alla seconda metà del secolo XVI, risulta ben leggibile, fra gli altri, un tratto della cinta muraria normanna che si sviluppa lungo tutto l’argine del torrente Portalegni (oggi via Tommaso Cannizzaro), nella parte meridionale della città, escludendone l’area sulla quale, in seguito, si attesterà il quartiere che in quel periodo era costituito soltanto da poche case sparse.

175.jpg

Notevolmente accresciuto nel corso dei secoli, già nei primi anni del Cinquecento il rione Tirone si presentava come un vero e proprio quartiere. Con la visita di Carlo V, la città venne racchiusa da un’imponente cinta muraria fortificata che, superando i limiti di un’esigenza prettamente militare, ne configurerà l’assetto urbano e ne condizionerà le successive espansioni edilizie. Il Tirone viene, perciò, inglobato dal circuito murario come testimoniato da un’incisione che raffigura Messina com’era nel 1591, contenuta nell’opera di Filippo Gotho “Breve ragguaglio dell’inventione e feste dei gloriosi martiri Placido e compagni…”.

 

Lungo l’antica via S. Maria degli Angeli (oggi via Sergi) che si sviluppa da valle a monte in prossimità della cinquecentesca cortina muraria, sorgono edifici di abitazione a due e tre elevazioni fuori terra, successivi al terremoto del 1783, che esemplificano e documentano tecniche costruttive caratteristiche e pertanto meritevoli di essere salvati. Sull’attuale via degli Angeli, invece, prospetta quanto rimane, dopo un parziale crollo avvenuto nel 1995, di un interessante palazzetto datato 1768 i cui frammenti recuperati (due mensole di balcone a cartoccio e la targa con graffito l’anno) sono attualmente conservati nei locali del Palazzo municipale.

Delle numerose chiese del quartiere, rimanevano notevoli ruderi di quella di S. Caterina del Sacro Cuore, risalente alla prima metà dell’Ottocento e riconoscibile per le alte finestre ogivali neogotiche (demolita recentemente, con la previsione di una sua ricostruzione, per consentire la realizzazione di un complesso edilizio) . In sito si trovano ancora i resti della barocca  chiesa S. Maria degli Angeli al Tirone (1601) e della Natività di Maria al Noviziato (1623). Non sono più esistenti quelle di S. Lucia dell’Ospedale; del Crocifisso Ritrovato; di S. Michele al Tirone; di S. Maria di Lampedusa e, della più famosa, S. Barbara.