Mino Licordari

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Mino Licordari (1942 - 2016) Avvocato, giornalista publicista, conduttore telervisivo.

 

E' scomparso improvvisamente il giornalista Mino Licordari. Aveva 73 anni, a stroncarlo un infarto che non gli ha lasciato scampo. Questo l'annunzio di RTP  il 21 marzo 2016.

Era nato in Calabria ma considerava Messina come sua città natale difendendola da tutto e da tutti. Era un uomo politicamente libero rifiutando più volte la sua candidatura a sindaco della città  

Mino Licordari avvocato e giornalista nasce 5 aprile 1942 a Reggio Calabria ma si trasferisce giovanissimo a Messina con i genitori. 

Si laurea in giurisprudenza all’Università di Messina il 30 giugno 1965. Giornalista professionista dal 7 gennaio 1969. Viene assunto al Corriere dello Sport ma il clima e la lontananza dalla sua Messina lo convincono, dopo 5 anni, ad optare per la carriera forense, senza trascurare l’amore per il calcio.

Si iscrive all’albo degli avvocati il 18 marzo 1972.
Dopo aver avviato l’attività forense si iscrive all’ordine dei giornalisti di Sicilia diventando pubblicista il 7 novembre 1978.

Ha contribuito alla fondazione di RTP, Radio Televisione Peloritana, ed è stato il primo volto ad apparire sulla tv locale messinese il 19 luglio 1976. Nei primi anni di attività televisiva, ha lanciato programmi di grande successo, da “Avanti un altro” a “In bocca al serpente” nei locali di via Garibaldi nel Palazzo Carrozza.

Il suo punto di forza era la partecipazione della gente riuscendo a coinvolgerla chiamandola a intervenire nelle trasmissioni televisive negli anni in cui la tv aveva solo i primi due canali della Rai.

E’ stato il primo in assoluto, nella storia della televisione italiana, a far partecipare gli sponsor nella presentazione dei loro prodotti nelle sue trasmissioni.

Alla fine degli anni 80 lascia RTP per trasferirsi a Telespazio, altra emittente locale cittadina, dove ha ideato e condotto molti programmi di successo. In una delle sue trasmissioni, “Microfoni Aperti” ha dato la possibilità ai cittadini di presentarsi in tv e denunciare ciò che non andava, in città. Poi una breve avventura in un’altra tv della città, “Teletime”.

Nel 1982 passa alla TV regionale “Telecolor”, per condurre un programma sportivo che metteva insieme tutte le realtà calcistiche dell’isola. Cinque anni a Catania, prima di fare ritorno a Messina per un’altra entusiasmante avventura: il lancio nell’estate del ’98 della nuova emittente “Vip tv”, della quale insieme all’amico e collega Fabio Mazzeo è stato, sostanzialmente, uno dei fondatori. Intrattenimento, cronaca e sport si incrociavano nel palinsesto della televisione, capace di insidiare la leadership della storica Rtp e di entrare nel cuore dei messinesi. “Palle, Pallini e Palloni” ha accompagnato il lunedì sera la grande scalata del Messina fino alla serie A, insieme a un numero incredibile di trasmissioni ideate da lui e condotte da giovani giornalisti, diventati oggi stimati professionisti. Nel 2005 l’addio a Televip e il passaggio a Tele Cine Forum, altra emittente cittadina, cresciuta nel corso degli anni proprio grazie al suo arrivo e alla nascita di nuovi programmi di intrattenimento  come ”La Testa nel Pallone”, “Domani è un altro giorno” e “Liberi e Forti” . Queste trasmissioni sono diventate punti di riferimento per i telespettatori appassionati di cultura, attualità e storia della città. Nello stesso tempo, “Sport Domenica” ha seguito le gesta del Messina negli anni della serie A e raccontato il calcio in modo diverso. Nel 2013 il ritorno a RTP per una nuova avventura con “Messina c’è”, programma che riprendeva l’idea di “Liberi e Forti”.

La mattina,del giorno della sua morte, era stato al Tribunale di Caltanissetta per una causa. Rientrando,dopo essere andato allo studio alle ore 16,  si è ritirato a casa e qui dopo un'ora il tragico destino lo ha colpito inesorabilmente.

Lucio D’Amico (Gazzetta del Sud) così scrive:

Immaginare la tv messinese senza Mino Licordari è impossibile. È stato lui, artefice di mille trasmissioni su Rtp e su altre emittenti locali, l’inventore di una televisione che qualcuno ha definito “nazionalpopolare”, ma che per decenni è entrata nelle case dei messinesi, come un’amica di famiglia. La città piange la scomparsa, a 73 anni, a causa di un infarto fulminante, di uno dei suoi personaggi più noti e più cari, avvocato di lungo corso, giornalista impegnato su tutti i fronti ma soprattutto sul versante sportivo. Il suo nome è indissolubilmente legato agli anni d’oro del Messina calcio, quel periodo sofferto e magico di Massimino presidente e Franco Scoglio allenatore. Le sue telecronache sono passate alla storia, il suo “urlo d’amore” (“Il Messina è in serie B”) ripetuto venti-trenta volte consecutive nel giorno della promozione dalla terza serie. E poi il periodo della serie A, il grande sogno, l’illusione durata poco ma rimasta impressa nei cuori e nelle menti di generazioni di tifosi giallorossi.

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Mino Licordari era davvero l’amico della porta accanto, l’uomo che sapeva intercettare le istanze della comunità, soprattutto quelle dei quartieri che spesso non hanno voce in capitolo.
Cominciò la sua carriera giornalistica alla Tribuna del Mezzogiorno, all’inizio degli anni Settanta, occupandosi di basket. Poi, scelse la professione forense ma gli rimase sempre la passione per il giornalismo. Per oltre 40 anni è stato corrispondente del Corriere dello Sport. Nel 1976, poche settimane dopo la nascita di Rtp, cominciò le sue trasmissioni, che furono quelle di “punta” della Radiotelevisione peloritana, in particolare “Avanti un altro”.

Uno spazio televisivo aperto a tutti, “rivoluzionario” nel suo genere, una sorta di “arena” nella quale qualsiasi cittadino poteva intervenire, raccontando le speranze, i problemi, le angosce dei nostri quartieri e villaggi. Cambiata la proprietà, lasciò Rtp ma continuò a condurre trasmissioni sportive e di impegno sociale, a Catania e nella nostra città. Poi, di recente, nel 2012-2013, il gran ritorno a Rtp con la sua “Messina c’è”, un ciclo di puntate andate in onda in diretta dall’auditorium della Gazzetta del Sud. La sua vita è stata segnata da un grande dolore, la morte dell’amata consorte, la giornalista pubblicista Mariella Ardizzone e anche dal drammatico episodio del 20 giugno del 1987, quando il sicario di un boss gli sparò contro alcuni colpi di pistola, ferendolo alle gambe.

Rosario Pasciuto (Gazzetta del Sud) così scrive:

Duomo gremito per l'ultimo saluto a Mino Licordari

E' finita con cori da stadio e invocazioni per Mino Licordari, il giornalista tifoso giallorosso per antonomasia da sempre nel cuore dei supporter del Messina. Neanche la forte pioggia ha scoraggiato gli ultrà. All'uscita del feretro dalla Cattedrale striscioni, fumogeni, applausi per colui il quale per primo ha aperto le porte degli studi televisivi ed i microfoni ai tifosi. Ma il Duomo era stracolmo per l'ultimo saluto all'uomo che 40 anni fa, contribuendo alla nascita ed all'affermazione di RTP, di fatto creò l'emittenza privata a Messina. In prima fila i figli Maurizio, nostro compagno di lavoro, Emanuela e Maria Francesca e la compagna Francesca.

Fra le navate tantissimi giornalisti, i colleghi avvocati, principale attività di Licordari, gli amici di sempre e tanta tantissima gente comune cresciuta con le sue trasmissioni, i suoi modi di dire, le telecronache ed i dibattiti nei quali aveva sempre il posto d'onore l'uomo della strada. Ma c'erano anche le autorità, il presidente dell'Ars Ardizzone e il sindaco Accorinti.
Sulla bara una sciarpa ed una maglia del Messina deposta da Giorgione uno dei calciatori presenti al funerale.

Perchè lui era un messinese che amava messina e la difendeva sempre contro tutto e contro tutti come ha sottolineata nell'omelia don Giuseppe La Speme. Pochi hanno amato Messina come lui -ha detto il parroco- con la stessa passione con cui amava il proprio lavoro. E poi un'esortazione ai messinesi a fare qualcosa per la propria città così come era solito fare Mino, un vulcano di idee sempre al servizio della comunità.

Quindi il ricordo dell'amico Niki Patti che ha lanciato la proposta di intitolare a Licordari la sala stampa dello stadio Franco Scoglio che con Mino era legato da sincera amicizia, il presidente dell'ordine degli avvocati Vincenzo Ciraolo, l'architetto Nino Principato compagno di tante battaglie televisive e Nino Di Bernardo del comitato Vara. Perchè fra le tante cose fatte Licordari ha pure ideato la telecronaca diretta della processione della Vara. Per questo l'applauso che ha accompagnato l'uscita del feretro dalla chiesa è più di un saluto. E' anche la certezza che questa città ha perso con lui un pezzo importante della sua storia.   

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Noi siamo testimoni oculari, e dal 1986 complici, dell'amore incondizionato tra Mino Licordari e Messina. Magari in silenzio, nel segreto di una stanza, in questi ultimi 30 anni, forse qualcun altro ha amato Messina quanto Mino. Ma nessuno ne era ricambiato come lui. E in questo c'è tutta la differenza di Mino con gli altri: Messina amava Mino. Ne siamo testimoni. Solo chi non lo ha conosciuto come noi può pensare che Licordari fosse un giornalista, un giornalista sportivo poi. Licordari non era solo un giornalista, un giornalista sportivo poi. E chi non lo ha conosciuto non provi a confinarlo in un'attività, in uno schema, neppure in un'astrazione creativa, in un'icona pop provinciale.

Licordari era semplicemente Licordari. Noi siamo testimoni di come con mezzi artigianali creasse ogni giorno la TV del futuro, ma siamo testimoni di come riuscisse soprattutto a fare di ogni voce della città una componente del coro Messina. Siamo testimoni di tutti i suoi "si" a chiunque volesse ascolto, i suoi "si"' a chi cercava la possibilità di raccontarsi, i suoi "si" a chiunque gli chiedesse un consiglio, i suoi "si" a chi avesse bisogno di una difesa legale e non aveva neppure le risorse per pagare la cancelleria, i suoi "si" alla richiesta di rinunciare a soldi per finanziare con la pubblicità da lui raccolta anche trasmissioni nuove, che non lo convincevano, ma che voleva comunque vedessero la luce, perchè c'erano ragazzi che reclamavano spazio e futuro. Ed era tutto da costruire.

Licordari parlava in messinese, pensava in messinese.

La sua sintonia con la città era totale, e noi ne siamo testimoni. Ci sarà modo di raccontare centinaia di aneddoti, quelli che abbiamo vissuto in comune, insieme a quelli che ciascuno di noi conserva individualmente. Perché Mino aveva il talento dei rapporti, conosceva le persone, sapeva come e quando parlare a uno; e come e quando parlare a una comunità, fosse la redazione, fosse tutta Messina.

Licordari è la diretta della Vara, il calcio che passa dal racconto delle sfide al racconto degli uomini, è la cronaca di una città che interessa tutti se solo sai raccontarla, è la politica spiegata alla signora Maria "perché a lei che ha la quinta elementare e non ha tempo neppure per respirare devi dire quello che hanno deciso quegli scienziati", e' lui "leva sta parola chi ti capisciunu in tri", e' lui che dice "quello è troppo ricco per capire", è lui che dice "la città è di tutti ma se non glielo ricordi ogni giorno con un servizio poi finiscono col dimenticarlo" è lui che si affaccia al balcone e dice "ma quanto è bella Messina".

Oggi Licordari perde la sua amata, ma noi siamo sicuri che la sua amata non voglia perderlo.

Per questo chiediamo che un angolo, una strada, una piazza, porti il nome di Mino Licordari. Anzi, non è questo un fatto nostro personale, è Messina a chiederlo. Ancora oggi noi messinesi doc stiamo aspettando...qualcosa che, sono convinto, non arriverà mai non per cattiveria ma per disattenzione.

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Fabio Mazzeo (Coordinatore attività ufficio stampa AIFA) così scrive:

Ehi Mino, ti ricordi? Sei stato il primo a darmi una possibilità, mi hai chiamato insieme a Giorgio Germano' per dirci "ma si, fatela questa cosa delle interviste di notte. In effetti, chi lo sa come vivono quelli che di notte lavorano o vanno in strada, panettieri e puttane. Siete voi che potete fare questa cosa". Ed è così che mi hai consegnato il primo microfono per intervistare. E poi Mino, ti ricordi mi hai regalato una Olivetti, che ancora conservo, e mi hai detto "ti servirà". Mi hai dato un' opportunità in ogni tua trasmissione, mi hai dato la possibilità di scrivere sul Corriere dello Sport, insieme siamo andati a Telecolor per un pezzo di strada che poi ci ha riportato a casa, con una televisione che abbiamo costruito insieme, Vip. Li, Mino, ci hai fatto due scherzi. Il primo proprio mentre preparavamo l'apertura, quel tuo cuore grande grande affaticato da lavoro e sigarette. Ci hai fatto prendere uno spavento allora, Antonio era neonato. E festeggiavamo l'idea dei manifesti "e' tornata la TV", sai che reazioni.

E tu che mi hai voluto sul quel manifesto. Io accanto a te, uno dei tanti come me e il numero 1 delle emittenti locali, in manifesti a Messina, la città che tu hai rappresentato come nessuno. Le tue dirette della Vara, le tue telecronache... Numero 1. E non a Messina. Il numero 1 in Italia. Anticipatore di tutto e di tutti. Ehi Mino, ovviamente non diciamo a nessuno dei nostri scazzi. Qualcuno potrebbe sentirci e non è il caso. I panni sporchi li abbiamo lavati sempre in famiglia. Sì perché siamo stati una famiglia. Litigiosa, calorosa, affezionata, colorata, rumorosa, fantasiosa...

Avrò modo di perdonarti per questo contrattempo che ci impedirà di farci gli auguri di Pasqua. Ma tanto, ci rivediamo. Grazie di tutto te l'ho già detto tante volte, pubblicamente e al termine di centinaia di discussioni infinite. Te lo ridico perché non è mai abbastanza.