Santa Maria del Graffeo

In via I Settembre, al numero civico 171 della palazzina che forma angolo con la via Università, nell’atrio, si trovano i resti dell’antico ingresso di questo importante edificio chiesastico di rito greco-latino per il quale, il clero che l’officiava, fu sempre in armonia con la fede cattolica romana rifiutando qualsiasi adesione all’ortodossia scismatica. Per questo, il Protopapa, ebbe anche l’elogio del papa Eugenio IV al Concilio di Firenze del 1438.

La sua origine è legata alla separazione dei due riti religiosi (quello greco e quello latino) che si ebbe dopo lo scisma d’Oriente. In conseguenza di ciò, infatti, il Clero Greco che prima officiava nella chiesa di S. Maria La Nuova ( come anticamente era chiamato il Duomo), vista la continua preponderanza del Clero Latino si trasferì in questa chiesa, vicino alla Cattedrale, che venne denominata “Cattolica” secondo un privilegio accordato alle più importanti fra le chiese non latine di possedere un battistero, ciò che valeva per i greci il nome di KATHOLIKI.

Venne quindi introdotto il culto per la sacra immagine della Madonna del Graffeo che presso il Clero Latino era intesa come Madonna della Lettera ed entrambi la festeggiarono il 3 giugno. In funzione di questa profonda devozione la chiesa ebbe anche il titolo di S. Maria del Graffeo.

In seguito, con una Bolla Pontificia emanata dal papa Benedetto XIV (1740-1758) che voleva si mantenesse a Messina il rito greco-latino, vennero confermati al Clero Greco tutti i privilegi e le prerogative della Dignità Protopapale, compreso l’antichissimo diritto di eleggere il proprio Capo Superiore, chiamato Protopapa o Protopapas, “senza che persona alcuna s’ingerisse”.

Il protopapa Giuseppe Vinci, eletto il 23 giugno 1744, nel suo scritto “Documenti per l’osservanza del Divin Culto, Rito Greco-Latino” stampato a Messina nel 1756, ci fornisce un elenco completo dei Protopapa che, a partire dal 1130, si avvicendarono a ricoprire l’alta carica di guida della Chiesa greca a Messina. Fra le pagine di questo libretto c’è anche la notizia di un rifacimento della chiesa originale, avvenuto nel 1752 e ricordato da una lapide non più esistente che si trovava sul portale d’ingresso.

CATHOLICA

ECCLESIARUM GRAECARUM

MATER ET CAPUT

A FUNDAMENTIS AMPLIATA

A.D.MDCCLII

All’interno vi era, fra l’altro, il dipinto su tavola della “Madonna del Graffeo col Bambino e la Lettera”, opera del sec. XIV donata alla chiesa da Luciano Foti ed oggi conservata al Tesoro del Duomo; una pregevole acquasantiera scolpita a bassorilievo del sec. XIV e una colonna in marmo di epoca ellenistica (oggi al Museo Regionale) che sosteneva il fonte battesimale. Sulla sua superficie si trova un’epigrafe in greco che tradotta significa: “Ad Esculapio e ad Igea servatori tutelari della città”, analoga a quella riprodotta nella colonna dell’acquasantiera del Duomo e che testimonia quel culto a Messina in epoca greca.

Dell’impianto originale rimangono oggi, come si è già accennato, i pochi eleganti resti dell’ingresso costituiti da due campate gotiche con volta a crociera su colonne angolari e peducci inglobati nell’edificio, che sono stati risparmiati dal terremoto del 1908.