Tra il mare e il fango
Città foriera di bellezza
adagiata come un frammento di terra
addormentato
Lungo un piano di fango
che avvince e distende
scavato da millenarie lacrime del cielo che scavano
e fendono vecchi fazzoletti di terra
stralciati.
Città lucida di bagliori dorati
di un sole che scalda e abbaglia
Fredda di frettolosi contrasti
di fiori annodati nella pietra
o mostri plasmati nei balconi
di celle di cemento
assemblate
tristemente rivolte verso il cielo.
Città abbracciata
mentre il mare grigiastro ribolle
mugghia
e satura i colori
Mentre il mare scioglie configurazioni
si ritaglia spazi
forzatamente agonizzante
tra volumi ingombrati
Cornice indistinta e magnifica
della vita che scorre e stritola
stridente di rottami di umane ferraglie umane
Città nettunia : Donna turrita
fendere e pergolare
del degrado prolifico…
Protesa superba verso il mare
il viso fumante e tetro
ancora tremante
Braccia sollevate al cielo
Impastate di lacrime e fango
Frammenti dimentichi
su distese minuscole
su spazi compattati
erbosi.
Millenario scorrere di storie
Respinto biecamente
Verso un orizzonte
Forzato
ed artificiale
di Nulla.
Nenia impetuosa del fiume
primigenia.
Il mare,
trincerato dal degrado e dall’utile,
Futurista onda estetica
Il fango che sgretola la terra
e rende insicuro il dimorare
Uccelli come cavi vibranti
di nero asfalto
Colapesce
Il torso sudato del mito
sulle spalle la colonna trinacria
Incrinata.
Tutto, su un’incrinata superficie
Fragile… sabbiosa
Nel vento battente di scirocco.
La pallida ragnatela coprente del disamore
di una città sventrata dal disamore
sventurata
Sottratta a languide fasce verdi;
Città languidamente distratta.
Diritto all’abitazione
Un proclamo inviolabile
In quest’ammaliante terra di scirocco
Un canto di sirene
Tremulo
Attanaglia
Verdeggiante
nelle fauci marine.