C'era una volta...l'Elettrodotto dello Stretto

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La più ardita, la più grande realizzazione della tecnica odierna e dell'ingegneria, il più sostanziale apporto dell'iniziativa
a privata allo sviluppo industriale ed all'economìa della Calabria e di tutta l'Isola sono stati dati dalla Società Generale Elettrica Siciliana con l'attraversamento dello Stretto di Messina mediante l'Elettrodotto che rappresenta il trionfo della tecnica e della scienza.

Questa imponente, ciclopica opera, frutto di profondi e pazienti studi, di spirito di sacrificio, di amore per la Sicilia, al di sopra e al di fuori di interessi particolari, costituisce, indipendentemente del suo valore tecnico, una vera "Meraviglia,per la sua arditezza di stile, per la sua mole architettonica, per i suoi congegni, per tutto il suo complesso tanto da acuire sempre più e sollecitare l'interesse e la curiosità di tecnici, di gente di studio, di turisti di ogni nazione del mondo che non lasciano Messina se non dopo di avere visitato ed essersi resi conto della " Meraviglia dello Stretto " ormai nota tra tutte le genti di ogni continente.

L'Elettrodotto, questa colossale, imponente geniale opera della S.G.E.S., è un'altra gemma che abbellisce e rende preziosa Messina, "Regina dello Stretto".

L'Attraversamento dello Stretto aveva finito per diventare mitico quanto le favole di Ulisse e di Giasone. Le prime sfide al tetro scoglio di Scilla e ai malevoli gorghi di Cariddi risalgono al 1921, quando il completamento dei primi impianti silani mise in maggiore evidenza lo squilibrio tra la povertà idrografica dell'Isola e la relativa ricchezza di acque del Continente. Il desiderio di attìngere alle fonti silane e in seguito, con il perfezionamento delle reti di trasporto, a tutte le fonti continentali, è stato per diecine di anni lo spunto e l'incentivo per affrontare con sempre nuove energie e metodi il problema.

Sin da allora si presentò l'alternativa: terra, mare, cielo?

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La prima proposta fu tradizionale: terra, cioè un cunicolo sotterraneo come ne erano già stati realizzati al di sotto di alcuni corsi d'acqua. Ma la seconda, quasi contemporanea, balzò direttamente all'estremo opposto: una linea aerea a 2 terne, sostenute da 12 torri, una torre per sponda per ogni conduttore, progetto che raggiungeva per quei tempi una notevole arditezza.

In seguito si dedicò maggiore attenzione allo studio della soluzione allora attuale per i cavi telegrafonici, ma si dovette rinunciare allo stendimento di cavi subacquei per l'ingombro costituito dai molti cavi telegrafonici esìstenti e per la difficoltà di realizzare cavi elettrici ad altissima tensione in grado di funzionare a oltre 300 m. sotto il livello del mare con correnti che superano i 10 kw/h mutando senso ogni 6 ore.

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La speranza poi di unire l'Isola al Continente con un cunicolo o con un qualsiasi manufatto interessante il terreno subacqueo cadde definitivamente quando l'ultimo sondaggio, spinto in zona di Ganzirri a 230,45 m. sotto l. m., rivelò la presenza di sabbia almeno fino a quella mai prima raggiunta profondità.

Poiché le soluzioni terra e mare presentavano, e presentano tuttora, allo stato attuale della tecnica, delle grosse incognite, quando, nel 1946, il problema si presentò come una esigenza improrogabile, si puntò decisamente sulla soluzione che, pur apparendo la più ardita, presentava ìe sue difficoltà in campi ormai entrati sotto il dominio della tecnica moderna.

Mentre all'inizio degli studi appariva necessario adottare una coppia di torri per ogni terna, il progresso della tecnica costruttiva e l'arditezza dei progettisti hanno reso possibile concentrare tutto l'impianto, per il quale nel 1921 erano previste 12 torri alte 277 m. su 2 sole torri alte 224 m. capaci ognuna di sostenere 6 conduttori.

La radicale riduzione della distanza tra i conduttori è stato l'elemento che ha reso possibile tale semplificazione; eseguendo ricerche di carattere analitico e deduttivo è stato possibile dimostrare che la distanza di 25 m. è largamente sufficiente ad evitare che i conduttori vengano, sotto la spinta del vento, a toccarsi nel mezzo della campata.

Il dimensionamento delle membrature delle torri le mette in grado di resistere, oltre che alle sollecitazioni normali, a quelle provocate da un vento di 150 km/h o dal terremoto. Particolare cura si è avuta nello studio del loro comportamento in caso di sisma: esse possono sostenere una scossa del grado X° della Scala Mercalli, anche se questo si mantenesse per 5 periodi in una stessa direzione ed alla frequenza propria delle torri, la quale peraltro è sensibilmente diversa da quella dei terremoti.

Per salire sulle torri occorre fare 1.114 gradini, oltre ai 50 delle fondazioni; però i primi 995 possono venire superati per mezzo di un elevatore della portata di 500 kg., il quale, scorrendo arditamente lungo un montante della torre, porta in 9 minuti alla mensola inferiore. Su questa è installato anche un argano da 7 t con 2 funi per manovra e sollevamento. Le mensole sono fornite di rampe levatoie, mediante le quali è possibile accedere ai conduttori non in tensione. Per le segnalazioni notturne le torri sono munite di un aerofaro alla sommità, e lungo il loro fusto sono disposti i fuochi rossi, richiesti dall'aviazione, schermati verso il basso per non confondere i naviganti.

Il traliccio siciliano, detto "pilone di Torre Faro" (in dialetto reggino e messinese u piluni), fu progettato e costruito tra il 1948 ed il 1956 dalla Società generale elettrica della Sicilia (SGES), inaugurato nel maggio 1956, dall'allora presidente della regione siciliana Giuseppe Alessi, ed è alto 225 metri, più otto della base di calcestruzzo armato che lo sostiene, per totali 233 metri. Il traliccio calabrese, situato sulla sommità della collina di Santa Trada, è identico, ma con i 169 metri sottostanti di promontorio, svetta a ben 394 metri sullo specchio d'acqua dello Stretto. Proprio l'altezza della torre calabra, è stata utilizzata dal giornalista Francesco Romeo per entrare nel Guiness dei primati europeo, realizzando la più alta trasmissione televisiva continentale in una struttura aperta. Il sette ottobre del 2011 infatti, Romeo e la sua troupe realizzarono lo speciale Tv "Il Superattico più bello del Mondo", dedicato all'incredibile spettacolo che si ammira dalla sommità del pilone.

I piloni sono stati realizzati sul modello dei tralicci del primo attraversamento sul fiume Elba, in Germania e, fino al completamento del secondo attraversamento su questo corso d'acqua, hanno vantato il record di più alti piloni del mondo.

Dopo il loro completamento, la durata ed estensione delle oscillazioni delle strutture sono stati determinate in un modo molto insolito: i tecnici hanno montato tre razzi con una spinta di 9800 kN sulle parti superiori dei piloni e li hanno accesi.

I conduttori, dovendo sorpassare la superficie marina ad una quota sufficientemente alta, dovevano essere mantenuti in alta tensione per gli oltre 3 km della campata. Per questo non furono impiegati normali cavi conduttori, ma cavi d'acciaio. La scarsa conducibilità elettrica dell'acciaio ha reso particolarmente costosa la trasmissione dell'elettricità. La resistenza richiesta alle forti raffiche di vento non ha inoltre consentito l'uso di conduttori intrecciati riducendone la capacità di trasporto. La mensola alla sommità misura 75 metri, così che i tre cavi fossero distanti 25 metri l'uno dall'altro per non collidere in caso di forte vento, fattore usuale nello stretto di Messina. La scarsa conduttività dell'acciaio dei cavi, ben inferiore al rame come trasmissione di energia, determinò la dismissione nel febbraio del 1992 della connessione aerea in favore di quella sottomarina, con il passaggio di un cavo rivestito che servisse la zona orientale della Sicilia. I due piloni conducevano circa 190.000 terawatt in esercizio. Il pilone siculo è stato oggetto di una totale riverniciatura all'indomani della dismissione, infatti si presenta in uno stato di conservazione migliore rispetto a quello calabro, che comunque è stato dichiarato solido da una perizia dell'Istituto italiano saldatura del 2008. Il traliccio di Torre Faro ha poi un'illuminazione cangiante nel colore e nell'intensità, mentre un recente furto di rame per tutta la superficie del pilone calabro, nonché dei pannelli fotovoltaici pochi giorni dopo la loro sistemazione di qualche anno fa da parte della provincia, rende quasi invisibile perché senza illuminazione la struttura calabrese. 

Pur non avendo più alcuna funzione pratica, i piloni non furono abbattuti ed oggi, con lo status di monumenti storici tutelati, sono usati per misurazioni meteorologiche, esercitazioni di recupero in quota e telecomunicazioni.

L'impianto è rimasto in funzione fino a settembre del 1994, anno in cui, grazie ad una operazione molto delicata e pericolosa, furono tolti i conduttori e adagiati lungo il fondale marino che unisce le due sponde.

Oggi, i due piloni, sono stati donati dall’Enel ai rispettivi comuni di Messina e di Villa San Giovanni che ne dovrebbero curare la manutenzione.

Attraverso un concorso internazionale d’idee, l’Amministrazione comunale di Messina, in occasione del Grande Giubileo del 2000, ha intrapreso un’importante iniziativa realizzando “l’illuminazione artistica del Pilone” esaltando la struttura del pilone anche di notte, ottenendo così uno spettacolo molto suggestivo, visibile anche dalla sponda calabrese.Ma come tutte le cose di Messina questo tipo di illuminazione ha provocato reazioni tra gli ambientalisti e il WWF che asserendo che quel tipo di illuminazione disturbava la migrazione degli uccelli che in certi periodi dell'anno passano sopra i piloni di Santa Trada e Torre Faro. Così l'Amministrazione è stata costretta, per arginare la protesta ad effettuare un nuovo tipo di illuminazione con i led e con una potenza di illuminazione molto più bassa.
Altro tentativo di spegnere l'illuminazione del Pilone è stato fatto dall'Amministrazione Accorinti nel 23013 tramite l'assessore all'ambiente Ialacqua ma la violenta reazione della cità e dei Social Network hanno fatto si di ristabilire l'illuminazione.

Nel 2006 l'amministrazione Genovese apre il pilone al pubblico per un paio di stagioni: la visita richiedeva di salire una scala di 2.240 gradini per raggiungere la piattaforma più alta. L'impegno dell'aministrazione era quello della progettazione di un ascensore che arrivasse fino in cima al pilone e di una piattaforma con locali commerciali. Non se ne è fatto niente Messina aspetta ancora...

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Non hanno costruito il Ponte sullo Stretto ma il Pilone di Torre Faro e Santa Trada restano intoccabili perchè simbolo di Messina e Reggio.