U Cavadduzzu e l'Omu Sabbaggiu

La pantomima del "Cavadduzzu e l'Omu Sabbaggiu".

Si tratta di una sorta di battaglia inscenata, sotto forma di danza eseguita al suono della banda musicale, da due uomini che indossano, il primo un'armatura raffigurante un cavallo, u cavadduzzu, e l'altro una corazza, un elmetto, una lancia e uno scudo, l'omu sarbaggiu. Le armature, realizzate con canne e legno, piuttosto che essere rivestite con stoffa o cartapesta, per meglio plasmare le figure, come spesso accade nelle tante feste siciliane in cui assumono un ruolo centrale personaggi biblici, giganti, animali o diavoli, qui vengono sapientemente addobbate con centinaia e centinaia di petardi fatti esplodere proprio nel corso della battaglia-danza. L'abilità dei due stravaganti personaggi sta nel riuscire a mimare i passi di danza assecondando lo sparo dei mortaretti e le fontane di fuoco.

A vincere la battaglia, non più lunga di cinque minuti, è colui che spara l'ultimo colpo che tradizionalmente deve essere il cavadduzzu. 

La pantomima rappresenta la ciclica lotta del bene contro il male, residuo di quei riti magici che venivano celebrati nelle antiche società agrarie, soprattutto nei periodi invernali in cui più forti si facevano le paure e le incertezze per il futuro e in quelli primaverili per propiziare il rinnovo della natura e la fecondità della terra. Un giorno di festa, quindi, con due riti, diversi nell'apparato scenico e nello sviluppo, ma con un unico significato intrinseco e cioè, ancora una volta, la rigenerazione della vita e della natura e la propiziazione di un futuro migliore.

Oggi questa pantomima si effettua  a Bordonaro a conclusione della festa del “Pagghiaru” e a Pace in occasione della festa della Madonna delle Grazie.