28 dicembre 1908 ore 05.21'42"

 

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Una notte maledetta da dimenticare.

Alle ore 05.21'42" un terremoto di magnitudo X su XII della scala Mercalli (Ritter 7.1) in 37 secondi rase al suolo le città di Messina e Reggio Calabria provocando nella sola città di Messina oltre 100mila morti.

E'stata la più grave catastrofe naturale in Europa per numero di vittime, a memoria d'uomo, e del disastro naturale di maggiori dimensioni che abbia colpito il territorio italiano in tempi storici.
I primi soccorsi vennero dai marinai inglesi in porto con due navi, la marina italiana e la marineria russa.
Subito dopo venne a Messina il Re Vittorio Emanuele e la Regina Elena che, personalmente, curò i feriti.

 

Abazia San Filippo il Grande

 

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Il monastero basiliano di San Filippo il Grande sorge a Messina, situato nelle vicinanze dello stadio. Il complesso monastico fu fondato nel 1100 dal re Ruggero II.

Il monastero di San Filippo fu fondato attorno al 1100 e dichiarato esente da ogni potere, come testimoniato da un diploma rilasciato da Ruggero II nel 1145. L'edificazione si inserisce nell'obiettivo dei Normanni di ricristianizzare il Valdemone, per assicurare la regione al proprio controllo; questo compito viene affidato ai monaci, soprattutto di fede ortodossa, con la costruzione di 20 monasteri basiliani e alcuni benedettini.

Il monastero di San Filippo era infatti un luogo strategico, da qui si controllavano monte e valle e al monastero era soggetto il santuario della Madonna di Dinnammare. Qui si racconta che visse nel IV-V secolo (secondo mons. Cesare Pasini, VII secolo in una grotta alle spalle della chiesa, integrata nel monastero, San Filippo di Agira, dopo aver ricevuto gli ordini sacerdotali a Roma ed esser stato inviato a convertire i siciliani.

Tra l'anno 1328 e tra il 1336 sono documentate numerose visite dell'archimandrita del San Salvatore Ninfo al monastero, che godette di numerosi privilegi. A conferma di ciò il Bonfiglio scrive, nel 1606, nella sua opera "Messina Nobilissima" di "un'abbazia che per bellezza e comodità di stanze, per frescura di giardini e fontane, [...] per l'aere salubre, è tenuta per il più bel luogo, tra le altre abbadie di S. Basilio in Sicilia".

Nel 1783, il monastero subisce gravi danni a causa del terremoto e successivamente subisce un'importante ristrutturazione in stile tardobarocco, mantenendo una discreta parte delle strutture di epoca normanna.

Il monastero visse così un altro secolo di vita, aiutando anche i patrioti dei moti del '48 e i garibaldini nel 1860 fornendo asilo e assistenza medica, fino al 1866, quando il fabbricato fu confiscato e messo all'asta dal neonato regno d'Italia, in linea con la politica di q

Agosto a Messina dal 1 al 31 Agosto

     

Ogni anno a Messina negli anni '50 dall'1 al 31 agosto il Comitato Agosto Messinese organizzava tutta una serie di manifestazioni artistiche, culturali e sportive di interesse nazionale e internazionale akk'interno di un teatro all'aperto appositamente costruito in Piazza Municipio che conteneva 12 mila persone. Concludeva tutte le manifestazioni il Raduno Internazionale del Costume   organizzato dall'ENAL di Messina.

Agosto Messinese

Negli anni '50 a Messina dal giorno 1 al 31 agosto si svolgevano tutta una serie di manifestazioni artistiche, culturali e sportive di interesse nazionale e internazionali. A gestire il Comitato dell'Agosto Messinese che durante l'anno preparavano e contattavano tutti i responsabili delle varie manifestazioni. Il 30 e il 31 agostyo il Raduno Internazionale del Costume,organizzato dall'ENAL di Messina, chiudevano le manifestazioni.

Arsenale Militare di Messina rifugio antiaereo

In occasione della 4^ Notte della Cultura l'Arsenale Militare di Messina, ha inaugurato la mostra sul tema: L'arsenale Militare tra storia e archeologia industriale, evento di particolare rilevanza organizzato dall'amm. Gianfrancesco Cremonini, Direttore dell'Agenzia Industria Difesa-Arsenale Militare di Messina, in sinergia con l'Associazione Culturale "Arsenale di Messina".

Il percorso museale, articolato in quattro tappe, prevede al "Fabbricato Artiglieria" la visione e l'approfondimento di due tematiche particolari per una città a vocazione marinara come Messina. L'Associazione Culturale "Arsenale di Messina" presenterà "L'Arsenale di Messina nel XVI secolo".

Nella seconda decade del Cinquecento, sotto l'imperatore Carlo V, si ebbe un forte impulso per la rinascita dell'Arsenale di Messina. La struttura navale messinese, sia per potenzialità che per posizione strategica, acquisì primaria importanza militare. Rapidamente potenziata e resa efficiente, incominciò a lavorare febbrilmente per costruire galee, galeotte, fuste e altro naviglio remico. Entro pochi decenni il vecchio arsenale, edificato di fianco al Palazzo Reale, si rivelò inadeguato, per le sue dimensioni, a far fronte alle necessità costruttive del momento.
Approssimativamente, sulla base della cartografia dell'epoca, risultava costituito da cinque/sei capannoni ad arcate, in grado di ospitare non più di una dozzina di scafi in costruzione o in allestimento, con pochissimo spazio libero antistante da poter sfruttare per scali o invasi all'aperto.

Nella seconda metà del XVI secolo una potente flotta ottomana assalì l'isola di Malta, sede dei Cavalieri Gerosolimitani, la quale dopo eroica resistenza si salvò per l'intervento di una squadra di galee, partita da Messina, inviata dal Viceré Don Garcia di Toledo. Questo evento indusse il Viceré a realizzare (1565) un nuovo e più grande arsenale. Si scelse un'area della zona falcata, nei pressi del forte SS. Salvatore.

Sulla base della cartografia del Cinque-Seicento, il nuovo arsenale appare come una struttura di grandi dimensioni, occupante una vasta area della "falce" portuale (fra la Lanterna del Montorsoli e il forte del SS. Salvatore), costituita da una serie di lunghi capannoni, secondo i dettami della tecnica navale dell'epoca.

Nel 1571 con il concentramento a Messina della potente flotta della Lega Santa, i cantieri e gli arsenali mostrarono la propria efficienza e furono in grado di soddisfare le esigenze di centinaia di navi da guerra riunite sotto il comando del principe Don Giovanni d'Austria. La vittoria di Lepanto e il successivo rientro a Messina della flotta vittoriosa, che trascinò al seguito numerose galee ottomane, esaltarono le doti e le capacità organizzative delle strutture navali cittadine, nonché delle maestranze, sottoposte a un duro lavoro di rabberciamento e di riparazione delle numerose unità danneggiate in combattimento.

"L'arte dei remèri: immagini di lavorazioni artigianali dei costruttori di remi e imbarcazioni della laguna di Venezia" sarà proposta a cura della "Marco Polo System g.e.i.e" e dell'Associazione "El Felze" di Venezia. Raccontare le vicende dei remèri e degli altri protagonisti dell'"industria del remo" è l'occasione per considerare la rilevanza delle arti nella Venezia storica e per sottolineare il valore indiscutibile del patrimonio di conoscenze depositato nell'artigianato veneziano, culla di maestria nautica di peculiare importanza, nel corso dei secoli, nell'area del Mediterraneo. Giuseppe Buonfiglio e Costanzo, nell'opera "Messina Città Nobilissima" (Venezia 1606), parlando dell'Arsenale di Messina scrive "[...] e nelle vicine case antiche sono ancora i ritegni delle pietre, dove i remieri riponevano i remi, peroche s'armava allora all'uso Venetiano [...]".

Peculiare la sinergia posta in essere dall'Arsenale con il Museo Storico "Forte Cavalli" e l'Associazione "Ferrovie Siciliane" per l'allestimento e la fruizione del "Ricovero Antiaereo" della Seconda Guerra Mondiale, in aderenza alle numerose circolari che negli anni 1927-1943 hanno disciplinato lo specifico settore dei sistemi passivi di protezione antiaerea. Giova precisare che apposite norme regolavano l'apprestamento dei ricoveri casalinghi di circostanza (circolare n. 292 del 1/4/1943 - XXI), dei ricoveri casalinghi normali (legge 10 giugno 1936 -- XIV, n. 1527 e 6 giugno 1939 -- XVII, n. 1102), e dei ricoveri antiaerei pubblici e collettivi (circolare n. 304 del 4/2/1943 -- XXI). In particolare, venivano definiti "pubblici" quelli destinati esclusivamente ad accogliere le persone sorprese dall'allarme lontano dalle proprie case, o gli abitanti di edifici circonvicini, sprovvisti di ricovero casalingo; "collettivi", quelli costruiti nelle sedi di enti e uffici, statali e parastatali, aziende pubbliche e private, banche, collegi e simili.

 

 

C'era una volta...la Sanderson

La fabbrica, fondata nel 1895 nell’area tra Tremestieri e Pistunina da William Sanderson e Arthur Barrett, era sede di un importante stabilimento produttivo per la trasformazione degli agrumi; nel 1906, William Sanderson, sciolta la società con Barrett, si associò col suo collaboratore, Walter Oates, per poi cedergli la ditta nell’agosto del 1908; da quella data ebbe inizio il sodalizio di Oates con Giuseppe Bosurgi, e i due si trovano ad affrontare il periodo critico del post terremoto del 1908, in seguito al quale la fabbrica di Tremestieri viene ricostruita. Nel 1935, il Bosurgi muore e l’azienda passa alla moglie, Adriana Caneva, e ai due figli, Leone ed Emilio. Fino alla fine degli anni Sessanta l’azienda risulta in floridissima attività, ma già dagli inizi del decennio successivo si intravede il lento declino, finchè l’8 luglio 1981 il tribunale di Messina avrebbe dichiarato d’ufficio il fallimento della W. SANDERSON & SONS S.P.A..