Barbiere

 

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Per quanto possa sembrare incredibile, una delle più antiche professioni di cui si ha memoria scritta è proprio quella del barbiere. Studi archeologici hanno trovato che i primi tentativi di dar forma ai capelli e alla barba per fini estetici risalgono all'era glaciale e ci sono prove dell'esistenza dei primi barbieri già 6000 anni fa.

Nel corso dei secoli, la barbitonsura ha subìto diversi cambiamenti prima di arrivare ad essere la professione che è oggi.

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I barbieri nelle antiche Roma e Grecia

Nel 500 AC in Grecia i barbieri erano già piuttosto famosi, inoltre a quei tempi andava di moda avere la barba ben curata. Un paio di secoli più tardi tale moda scemò in quanto Alessandro Magno decretò che tutti gli uomini dovevano avere il viso rasato e senza nessuna barba.
"Pare infatti che [Alessandro Magno] avesse pochissima barba, fatto che all'epoca connotava inequivocabilmente l'uomo di potere (contrapposto a donne e giovani che ne erano privi) e per non sfigurare in mezzo ai suoi dignitari li indusse, per legge, a radersi. Per effetto della circolazione delle idee dovuta all'Ellenismo la moda si diffuse poi in tutto il Mediterraneo e quindi a Roma." (fonte: Wikipedia1).

I primi barbieri svilupparono notevoli capacità, se si considera che riuscivano a radere con quei primi, rudimentali strumenti e cercando di evitare di procurare ferite al volto e cicatrici ai loro clienti.

Nel 290 AC i barbieri a Roma divennero piuttosto popolari, i loro saloni erano molto noti e frequentati tanto quanti i famosi bagni romani. Era lì che gli uomini potevano radersi, oltre a discutere sulle novità e sulla politica del tempo.

Barbieri Chirurghi

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Sarà stato per la dimestichezza nell'uso dei rasoi, ma dal primo cristianesimo i barbieri non solo offrivano servizi di taglio capelli e rasatura, ma avevano anche alcuni compiti chirurgici. Tra questi, anche il compito di effettuare salassi per togliere le "impurità" dal sangue. Il salasso era una pratica medica diffusa nell'antichità fino alla fine del diciannovesimo secolo, consistente nel prelevare quantità spesso considerevoli di sangue da un paziente al fine di ridurre l'apporto di sangue nelle sue arterie. Inoltre i barbieri effettuavano l'estrazione dei denti, che rappresentava l'unica cura dentistica del tempo. Inoltre i barbieri procuravano erbe e altri medicamenti ai malati o ai feriti.

Tali barbieri dell'antichità divennero noti come barbieri-chirurghi ed erano ricercati tanto per i loro servizi di barbitonsura quanto per le loro competenze mediche.

Nascita del palo da barbiere

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Fu proprio nel periodo dei barbieri-chirurghi che nacque il simbolo universale dei barbieri: il palo da barbiere. Durante i salassi, i barbieri-chiurughi avvolgevano un asciugamano pulito bianco attorno al braccio appena tagliato del paziente, per assorbire il sangue che fuoriusciva dal taglio.

Gli ascigamani sporchi di sangue venivano quindi appesi ad asciugare fuori dalla porta del salone. In assenza di insegne, quelle strisce bianche e rosse divennero presto il simbolo riconoscibile della presenza di un salone di barbiere-chirurgo.

Più avanti, i pali dipinti a strisce rosse e bianche divennero i simboli universalmente riconosciuti ad indicare il salone di un barbiere, e tutt'ora qualche salone vintage ancora espone un tale paletto, magari illuminato elettricamente.

Riduzione delle pratiche mediche

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Con il tempo ed il progredire delle competenze mediche, vennero promulgate delle leggi per ridurre considerevolmente i servizi medici che i barbieri-chirurghi potevano fornire. Inizialmente fu permesso loro di praticare solo i salassi e la rimozione dei denti, successivamente anche queste attività vennero loro impedite, anche se la rimozione dei denti continuò ad essere praticata fino al XIX secolo e in alcuni casi anche fino agli inizi del XX.

Dopo che i barbieri ebbero perso la possibilità di effettuare quelle "pratiche mediche", per un certo periodo vissero una fase in cui la loro professione era guardata con scherno, in quanto venivano considerati individui dalle scarse capacità.

Tempi moderni

Ma tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, la bottega del barbiere divenne nuovamente un elemento importante per la comunità. Infatti gli uomini frequentavano i saloni dei barbieri per rilassarsi e per godersi il lusso di una rasatura effettuata da un esperto barbiere, che usava con gran talento un pennello da barba, un lussuoso sapone e un rasoio a mano libera. La bottega era anche un posto dove gli uomini della comunità si riunivano per giocare a scacchi, raccontarsi le ultime notizie, discutere dei raccolti, del prezzo delle sementi e parlare degli eventi più recenti.

Con i tempi moderni e l'avvento dei rasoi come prodotto di massa, come quelli con cartuccia multilama, purtroppo oggi i barbieri si limitano soltanto al taglio dei capelli e raramente effettuano ancora rasature. Inoltre i saloni non sono più tanto frequentati con gli scopi sociali che avevano prima.

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Il barbiere è l'addetto al taglio dei capelli e alla rasatura della barba. Il suo lavoro si svolge di solito in bottega (comunemente detta barbieria o anche salone), ma in caso di necessità e su richiesta del cliente, può intervenire anche a domicilio.

Il termine spesso si accomuna con quello di parrucchiere (esclusivamente per uomo), quando l'artigiano, oltre alla rasatura, è specializzato per il taglio e per le acconciature più elaborate dei capelli.

È un mestiere antichissimo e nei secoli passati i barbieri, che facevano le funzioni di cerusici, praticavano anche piccoli interventi chirurgici, come l'estrazione di un dente o un salasso.

Il più famoso barbiere della storia, forse mai esistito in realtà, è Figaro, personaggio principale della famosa opera lirica Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini e delle Nozze di Figaro di Mozart. Tale è stato il successo di queste opere che il termine figaro è divenuto un modo scherzoso e bonariamente ironico, largamente diffuso, per indicare questa professione.

Il Tonsor

Il tonsor nell'antica Roma svolgeva le funzioni sia di barbiere, per il taglio della barba, che di parrucchiere per le acconciature dei capelli.

Il barbiere, privato e costoso per i più ricchi o pubblico nella sua bottega o all'aperto in strada, tagliava capelli e sistemava barbe. Nel II secolo d.C. l'esigenza per i più raffinati di recarsi più volte al giorno dal barbiere fa sì che le loro botteghe diventino luogo d'incontro per oziosi, secondo alcuni:

Hos tu otiosos vocas inter pectinem speculumque Chiamali oziosi questi tra il pettine e lo specchio

Secondo altri invece la moltitudine che s'incontra nella tonstrina dall'alba sino all'ora ottava ne fa un luogo d'incontro, di pettegolezzi, di scambio di notizie, un vero variegato salotto di varia umanità, tanto che diversi pittori dal secolo di Augusto in poi ne fanno oggetto dei loro quadri come già avevano fatto gli Alessandrini.

Per questo loro indefessa attività rimuneratrice sempre più richiesta, diversi tonsores si arricchirono e divennero rispettabili cavalieri o proprietari terrieri come Marziale nei suoi Epigrammi o Giovenale nelle sue Satire spesso riferiscono ironizzando sugli ex-barbieri arricchiti.

La bottega del tonsor è così organizzata: tutt'intorno alle pareti gira una panca dove siedono i clienti in attesa del loro turno, alle pareti sono appesi degli specchi sui quali i passanti controllano la propria condizione pilifera, al centro uno sgabello su cui siede il cliente da riordinare coperto da una salvietta, grande o piccola, oppure da un camice (involucrum).

Attorno si affannano il tonsor e i suoi aiutanti (circitores) per tagliare o sistemare i capelli secondo la moda che in genere è quella dettata dall'imperatore in carica.

Le acconciature degli imperatori da Traiano in poi, almeno così come risulta dalla monete, fatta eccezione per Nerone che dedicava particolare attenzione alla chioma, in genere seguivano quella dell'imperatore Augusto che non amava perdere troppo tempo ad acconciarsi con capelli troppo lunghi o riccioluti.

All'inizio del II secolo quindi i romani si accontentavano di una sistematina a base di qualche colpo di forbice (forfex) che di solito aveva delle lame unite da un perno al centro con degli anelli alla base, non molto efficiente per un taglio uniforme, a giudicare dalle scalette che sfregiavano la capigliatura così come nota Orazio prendendo in giro se stesso:

Si curatus inaequali tonsore capillos Occurri, rides

Se mi è capitato di avere acconciati i capelli a scaletta da un barbiere, tu te la ridi... 

 

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Per evitare questo rischio i più ricercati preferiscono farsi arricciare i capelli come faceva Adriano e suo figlio Lucio Cesare e il figlio di questi Lucio Vero che sono rappresentati nelle loro effigi con capelli inanellati da abili tonsores che si servivano alla bisogna di un ferro (calamistrum) scaldato al fuoco. La moda divenne prevalente tra i giovani e purtroppo anche tra uomini anziani che volevano servirsi dei riccioli per nascondere la pelata ma, come li sferza Marziale, bastava un colpo di vento per far riapparire «...il cranio nudo tutto circondato da filacce di nuvoli ai suoi lati...Ah se tu vedessi la miseria assoluta di una calvizie capelluta!» [3]

Non si contano poi le prese in giro dei poeti satirici romani nei confronti di quelli che si facevano tingere i capelli, profumare e che si facevano applicare finti nei (splenia lunata).

Tra le cure del barbiere la prima era quella di curare o radere le barbe portate abitualmente dai romani sull'uso greco sino agli ultimi tempi della Repubblica quando già con Scipione l'Emiliano (185 a.C. - 129 a.C.), si preferisce avere il mento rasato. Cesare, Augusto, considerano una trascuratezza non avere il volto ben rasato ogni giorno.

Il taglio della barba

Il taglio della prima barba era presso i romani un vero e proprio solenne rito (depositio barbae) di iniziazione del passaggio dall'adolescenza alla giovinezza. La lanugo appena tagliata veniva conservata in una pisside, d'oro per i più ricchi come Trimalcione, di altri materiali per i meno abbienti, e offerta agli dei.

All'obbligo sociale di radersi potevano sottrarsi solo i filosofi e i soldati; anche gli schiavi erano costretti dal loro padrone a farsi radere da un tonsor, pubblico o più economicamente da un servo della casa. Certo è che nessuno si radeva da solo: curiosamente si sono trovati molti rasoi risalente all'età preistorica o etrusca ma quasi nessuno dell'età romana: questo perché mentre quelli più antichi erano in bronzo e si sono conservati quelli romani erano in ferro e sono stati consumati dalla ruggine.

Questi rasoi in ferro, benché ci si sforzasse di affilarli il più possibile, venivano poi usati sulla pelle nuda del malcapitato senza alcun uso di sapone o altri unguenti: tutt'al più si spruzzava il viso da radere con dell'acqua. Rari erano i barbieri che non sfregiassero regolarmente i loro clienti tanto da essere celebrati dai poeti che come Marziale celebrano con un epitaffio il famoso tonsor Pantagato ormai defunto:

 ...Per umana e leggera tu gli sia
Terra, e lo devi, più leggera
della sua mano d'artista non sarai

Ma per gli altri, che non fossero clienti di Pantagato, radersi era una sofferenza: vi erano barbieri lentissimi nella rasatura per non tagliare i loro clienti, tanto che Augusto nel frattempo poteva dedicarsi al suo lavoro scrivendo o leggendo, oppure così veloci che

... Le stimmate che io porto sul mento
quante un grugno ne ostenta
di pugile in pensione, non mia moglie
me l'ha fatte, folle di furore,
con le sue ugne, ma il braccio
scellerato d'Antioco e il suo ferraccio...

Il tormento della rasatura era tale che quando l'imperatore Adriano, all'inizio del II secolo, si dice per nascondere la brutta cicatrice di una ferita, si fece crescere la barba, la gran parte degli imperatori e del popolo romano lo imitarono per i centocinquant'anni seguenti con profondo sollievo, senza alcun rimpianto per quella tortura che avevano sopportato per due secoli.

 

Proverbi italiani

A barba di pazzo, rasoio ardito.
A barba folle, rasoio molle.
Alla barba grigia ci vuole il succo dei tini.
Alle barbe dei pazzi, il barbiere impara a radere.
Bella barba non fa saggezza.
Donna barbuta,coi sassi si saluta.
Guardati dagli uomini senza barba e dalle donne con la barba.
La barba non fa il filosofo.
Non vi è niente di peggio al mondo di poca barba e poco sangue.
Poca barba e men colore, sotto il ciel non è peggiore. )
Rossa barba, malo pelo.
Servire uno di barba e parrucca.
Sotto la barba canuta la donna si conserva fresca e fertile.
Una bella barba rifà una brutta faccia.
Uomo peloso, o pazzo o virtuoso.
Uomo barbuto, sempre piaciuto

Citazioni sulla barba.

Chi ha la barba è più che un giovane, e chi non ha barba è meno che un uomo. (William Shakespeare)

I peli che crescono sulle guance non soltanto le riparano, ma le completano accorciandole in modo ordinato. Essi infatti danno un tocco di veneranda mascolinità all'individuo, soprattutto con il passare degli anni e soprattutto se ricoprono tutte le guance in ogni loro punto e per bene. Per lo stesso motivo la natura ha lasciato privi di peli e spogli i cosiddetti pomi e il naso. Diversamente, il volto dell'uomo assumerebbe un aspetto selvatico e ferino, e dunque per niente appropriato a un essere mansueto e socievole. (Galeno)

La barba, essendo quasi una maschera, dovrebbe essere proibita dalla polizia. Inoltre, come distintivo del sesso in mezzo al viso, è oscena e per questo piace alle donne. (Arthur Schopenhauer)

La barba sono le mutande della faccia. (Diego Abatantuono)