Antichi mestieri

 

il-fabbro.jpg

Erano tutte quelle attività a posto fisso, di carattere prevalentemente manuale, che si esercitavano quotidianamente a scopo di guadagno.
Corrispondevano al mastro sarto, calzolaio, falegname, tappezziere,lustrascarpe, barbiere,lattaio, arrotino, ombrellaio, maniscalco, lustrasacarpe, venditore di scope.

cestaio.jpg

A seguire i mastri girovaghi come i pecoraio, lattaio,venditore di scope,ombrellaio, gelataio,carrettiere,acquaiolo, giornalaio. 

Venditori ambulanti che sino a qualche decennio fa affollavano le città con le loro grida (bbanniata) richiamavano gli acquirenti.

Carrunattu.jpg
Con il passare degli anni l’effetto di questo esercizio è diventato decisamente sempre più folklorico, visto che i mercati popolari faticano a sopravvivere e che gli ambulanti che vi sbarcano il lunario fanno sempre più parte di un patrimonio etno-antropologico del passato.

arotino.jpg

Ognuno aveva il suo verso tradizionale, il suo timbro di voce, il ritmo suo particolare: dalla lenta cantilena fino alle note più stridule e più acute, per tutta una gamma di inflessioni, di modulazioni, ora piane, ora alte, ora meste, ora allegre, ora lente e sospirose come un lamento, ora rapide e trillanti come agili motivi di stornelli.

Lustrascarpe20in20piazza20anni20501.jpg

Ricordo il venditore di scope che gridava con la mano vicino la bocca (bbanniava): cianci cianci chà mamma ti ccatta la scupa (piangi,piangi che la mamma ti compra la scopa). O quando nel mio cortile si incrociavano due venditori uno di aceto che diceva: acitu fotti signuri e l'ombrellaio:paracquaaaa!

antichi-mestieri.jpg

Si trattò di un periodo cruciale per la storia della società popolare urbana siamo negli anni '50/'60, in cui il ruolo degli ambulanti nelle strade e nei mercati popolari andava inesorabilmente scomparendo.

antichi_mestieri_f.jpg

A Messina il giornalaio che aveva bottega al Ponte Americano girava tutta la città in bicicletta vendendo giornali e gridando: Grand Hothel,Luna Park,Bolero,Sogno, Anna Bella,Gioa. Quando arrivava con le sue grida si affacciavano i suoi clienti abituali e scendevano in strada quando arrivava.

antichi-mestieri-0389e0b9-a9bb-4778-bf20-9ff770836b18.jpg

Il venditore di more: gghiosaaaa, gghiosaaaa, haiu a gghiosa megghiu di frauli( ho le more migliori delle fragole).

Con la sua scrittura, Ermanno Biagini ebbe il merito di registrare le loro voci, ricordandoci oggi le loro colorite espressioni: quella dei venditori di fichidindia, "Ficudinnia duci chi haiu! Veri di Calamigna!" ( "Che fichidindia dolci che ho! Sono autentici di Ventimiglia Sicula!" ), di agrumi, "D'a sciorta bella sù i lumìuna! Partualli e mannarini duci! Comu i fravuli sù!" ( "Della scelta migliore sono i limoni! Aranci e mandarini dolci! Come le fragole sono!" ), di semi salati, "Cù sali e senza sali l'haiu d'a nostra! Nuciddi e favi: càvura a' simenza!" ( "Col sale e senza sale ve la do nostrale! Nocciole e fave: calda è la semenza!" ), di lumache, "Tutti chi corna fora sù sti babbaluci! C'u pitrusineddu! C'u picchiu pacchiu!" ( "Tutte con le corna di fuori sono queste lumache! Con il prezzemolo! Con pomodoro e cipolla!" ), e di acqua e anice, "Acquaaaa! Ma chi è gilatu, cu lu zammù: chi l'haiu frisca!" ( "Acquaaaa! Ma cos'è, un gelato, con l'anice? Come è fresca!" ).