Sicilia Perduta di Vittorio De Seta

Vittorio De Seta in questo documentario assemblato nel 1951"Sicilia Perduta" mette in luce le "Miniere di Zolfo"tra le province di Caltanissetta, Enna ed Agrigento ; i Pescherecci nel trapanese; la "Pasqua in Sicilia con i "Giudei a San Fratello, la Pasqua di Delia a Caltanissetta e la Pasqua ad Aidone a Enna; La Parabola D'Oro con la mietitura del grano; "Lu Tempu di li Pisci Spada" la pesca al Pesce Spada con la "Feluca e il Luntro" nello Stretto di Messina tra Scilla e Cariddi; Le Isole di Fuoco con lo Stromboli; i Contadini del Mare con la pesca del Tonno sulle coste di Grantola a Trapani.

«... Scìnninu, nudi, ‘mmezzu li lurdduma
di li scalazzi ‘nfunnu allavancati;
e, ccomu a li pirreri s'accustuma,
vannu priannu: Gesùzzu, piatati!...
Ma ddoppu, essennu sutta lu smaceddu,
grìdanu, vastimiannu a la canina,
ca macari “ddu Cristu” l'abbannuna...»

(Traduzione in italiano)
«... Scendono, nudi, in mezzo alla sporcizia
cadendo in fondo dalle scalacce;
e, mentre si avvicinano agli spietratori
vanno pregando: Gesù mio, pietà!...
Ma dopo, essendo sotto quello sfracello,
gridano, bestemmiando come cani,
che anche “quel Cristo” li abbandona...»

Alessio Di Giovanni

 

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Vittorio_De_Seta.jpgVittorio De Seta

Vittorio De Seta (Palermo, 15 ottobre 1923 – Sellia Marina, 28 novembre 2011) è stato un regista e sceneggiatore italiano, figlio di Maria Elia De Seta Pignatelli e nipote di Giovanni Emanuele Elia.

Nato a Palermo (ove il nonno Francesco era prefetto) da famiglia aristocratica, dopo aver studiato per qualche tempo architettura a Roma, nel 1953 intraprende la carriera cinematografica lavorando come secondo aiuto regista di Mario Chiari per un episodio del film Amori di mezzo secolo.Nel 1954 diventa aiuto regista di Jean-Paul Le Chanois in Vacanze d'amore. Successivamente si dedica all'attività di sceneggiatore e documentarista.

Carriera
I documentari che realizza negli anni 1950, ambientati prevalentemente in Sicilia e Sardegna, descrivono con potente espressività i modi di vivere del proletariato meridionale (come le feste sacre di Pasqua in Sicilia) e le dure condizioni di vita dei pescatori siciliani, dei minatori di zolfo nisseni, dei pastori della Barbagia. Tra questi cortometraggi il documentario Isola di fuoco, ambientato nelle isole Eolie, viene premiato come miglior documentario al Festival di Cannes del 1955.

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Nel 1959 regala al pubblico I dimenticati, ambientato ad Alessandria del Carretto, comune calabrese di circa 1600 anime privo al tempo ancora di una strada di accesso al paese, documentando per intero l'antica tradizione della "festa della Pita".

Nel 2008 questa serie di cortometraggi girati negli anni cinquanta è stata restaurata dalla Cineteca di Bologna, e pubblicata dalla Feltrinelli in un DVD intitolato Il mondo perduto.

Nel 1961 debutta al cinema con Banditi a Orgosolo, sceneggiato con la moglie Vera Gherarducci, un film stilisticamente asciutto, che arricchisce di una sensibilità più moderna e consapevole la lezione del neorealismo e si annovera "tra le cose migliori di ogni tempo sulla Sardegna". Il film vince il premio Opera prima al Festival di Venezia e il Nastro d'Argento alla migliore fotografia.

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Nel 1966 realizza Un uomo a metà, che si allontana dal documentarismo che contraddistingue la sua carriera: è un'analisi in chiave psicanalitica della crisi di un intellettuale nei confronti del suo impegno sociale. Il film, presentato alla XXVII Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, valse la vittoria della Coppa Volpi, per la migliore interpretazione maschile all'attore francese Jacques Perrin. Tra il 1969 e i primi anni 1970 si trasferisce in Francia per girare L'invitata. Il film, anche se apprezzato da Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, sarà accolto freddamente.

Nel 1973 De Seta ritorna alle tematiche degli esordi con una miniserie televisiva prodotta dalla RAI, Diario di un maestro, documento di una difficile esperienza didattica condotta in una borgata romana. Il film viene accolto molto bene dal pubblico; questo successo avvia la lunga collaborazione del regista con la RAI.

Negli anni ottanta realizza documentari per la televisione e si trasferisce nella tenuta materna di Sellia Marina in provincia di Catanzaro.

Il suo profondo legame con la Calabria, che ha dato i natali a sua madre, è esplorato nel documentario In Calabria, del 1993.

Nel 2000 partecipa come attore (nella parte di se stesso) al mediometraggio Melissa 49/99 di Eugenio Attanasio e Giovanni Scarfò. Nello stesso anno realizza, con il fotografo Angelo Franco Aschei, il corto Mano e partecipa come attore ad un video realizzato da Leandro Manuel Emede con musiche di Giacomo Dati.

Nel 2006 realizza il lungometraggio Lettere dal Sahara, che segue la vita di un immigrato africano in Italia. Il film partecipa fuori concorso al Festival di Venezia.

Negli ultimi anni della sua vita si ritira in Calabria, dove muore all'età di 88 anni.[11]

È considerato il padre del cinema documentario italiano.

Tributi
A partire dal 2009 il Bif&st di Bari assegna un premio intitolato a Vittorio De Seta per il "miglior documentario" del festival.

Il Padiglione 4 dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo è una delle cinque sedi della Scuola nazionale di cinema appartenente al Centro sperimentale di cinematografia, assieme alla sede centrale di Roma e a quelle distaccate di Milano, Torino e L'Aquila. Nell'aprile del 2012, il movimento "I cantieri che vogliamo" vi riapre il cinema da 500 posti e lo intitola a Vittorio De Seta.

Da allora è ufficialmente il Cinema De Seta e vi si sperimenta una programmazione d'essai.

Tratto da Wikipedia a cura di Pippo Lombardo