San Matteo

 

In una vasta piazza a Villa Lina, sorge la chiesa di San Matteo o San Matteo della Gloria, sede della parrocchia San Leonardo. Fatta edificare dall’Arcivescovo Angelo Paino e affidata ai PP. Salesiani, fu progettata dall’ing. palermitano Carlo Saladino Del Bono e realizzata dalla ditta Fratelli Cardillo fu Ignazio che la completarono il 30 luglio 1932. In stile eclettico con riferimenti stilistici al romanico e al gotico, è caratterizzata da due torri campanarie a pianta quadrata (elementi tipici nella tradizione architettonica del periodo normanno, vedi, ad esempio, la Cattedrale di Cefalù). L’ingresso è notevolmente posto in risalto da un “protiro” (piccola costruzione, generalmente una volta o un arcone sostenuti da pilastrini o colonne, addossata alla parete d’ingresso di una chiesa), elemento caratteristico del periodo romanico.

A pianta di croce latina con tre navate e transetto, unica abside centrale e due cappelle nelle pareti opposte del transetto, nell’ingresso laterale destro su via Monte Scuderi è stato ricollocato il portale originale di accesso al monastero di Santa Barbara crollato nel 1908. Dalle alte e slanciate profilature architettoniche che rivelano ancora, alla fine del Quattrocento, forme medievaleggianti tenacemente abbarbicate alle correnti stilistiche dell’epoca sveva ed aragonese mentre nel resto d’Italia il Rinascimento (nato a Firenze agli albori del XV secolo) è al suo apogeo, è notevole per l’armoniosa serie di esili colonnine che compongono due pilastri a fascio su cui imposta l’arco ogivale, nella cui periferia prosegue il motivo delle fasce sottostanti con nervature. Nella lunetta determinata dall’arco acuto e dall’architrave retto, incorniciata da una tipica serie di archetti ciechi traforati, si trova un grande altorilievo con la raffigurazione del Padre Eterno. Sull’architrave sorretta da due aggraziate mensoline sagomate raffrontate, al centro, spicca un piccolo tondo con un San Benedetto in bassorilievo e ai lati la data

Nelle sue linee complessive, il portale è molto simile alla quattrocentesca porta della distrutta chiesetta di Sant’Angelo dei Rossi a Messina.

La chiesa di Santa Barbara, con annesso monastero denominato di Santa Maria di Malfinò in quanto fondato nel 1195 dal cavaliere messinese Leone Malfinò, nel 1348 passò dal rito greco a quello latino e sorgeva nella Contrada San Mercurio (in prossimità dell’isolato 269 in via del Vespro). Da questo sito si trasferì nella Contrada dei Carrai e infine, nel 1575, sulla salita del colle del Tirone, nelle vicinanze dell’attuale chiesa del Carmine. La chiesa sorse su progetto di Andrea Calamech e nel 1725 venne ristrutturata dall’architetto Giovanni Cirino.

In San Matteo si può ammirare anche una fedele riproduzione del portale d’ingresso all’antica scuola di Arti e Mestieri che prima del 1908 si trovava nella piazzetta della Chiesa di San Gregorio (attuale via XXIV Maggio).

Sul soffitto piano cassettonato, nel punto d’incrocio della navata maggiore con il transetto dove si sviluppa una volta dal sesto ribassato, si trova un affresco del pittore Giovanni Russo rappresentante la “Visione di San Giovanni Bosco” e altri due grandi dipinti dello stesso autore raffiguranti “San Matteo” e “San Leonardo”. Degno di attenzione è un fonte battesimale, a sinistra del portale d’ingresso, composto da un alto piedistallo in marmo rosso venato con scolpito uno stemma vescovile e recante la data 1719, sormontato da una conca in graniglia di cemento, di epoca moderna, in un buon stile romanico. Nelle due cappelle opposte del transetto, sono stati ricollocati due splendidi altari settecenteschi a tarsie marmoree e sculture a tutto tondo provenienti da chiese distrutte dal terremoto.