L'esplorazione del mare

di Antonino Sarica

Tre messinesi con una passione in comune: Giovanni Ammendolia, diplomato all'Istituto nautico, Mauro Cavallaro, laureato in Scienze biologiche e Scienze naturali, Ignazio Rao, laureato in Scienze naturali.
Una passione grande, che un loro libro rivela sin dal titolo, «L'esplorazione del mare. Dagli abissi oceanici alle profondità dello Stretto di Messina» (Edas, aprile 2011).
Al mare senza limiti, agli oceani, ma specialmente alle mitiche acque di Scilla e Cariddi guardanco dunque i tre autori; e non si stancano di studiarlo, lo Stretto, ne esplorano quotidianamente le spiagge, vi raccolgono rarità biologiche, strani pesci affiorati dagli abissi e giacenti sulla battigia...
«Questo tratto di mare - dicono - ha stimolato la fantasia degli scrittori sin dall'antichità e non finirà mai di stupire, poiché racchiude e nasconde ogni sorta di misteri e di fenomeni, generati da un habitat e da un ordine ecologico unico e molto complesso.
Le nostre personali esperienze e ricerche ci portano ad affermare che esso è un concentrato di tutti i mari del mondo».
Il volume, ben documentato e ricco di immagini anche inconsuete, ha un chiaro valore scientifico. Nondimeno gli autori spiegano d'averlo compilato con intenti fondamentalmente divulgativi; che sono peraltro molto stimabili intenti.
Il capitolo iniziale riguarda la «Cronistoria delle esplorazioni subacque», a cominciare da Plinio il Vecchio, il quale stilò il primo elenco degli organismi marini distinguendo 176 specie, e via via fino all'epoca nostra, alle mirabili imprese, fra gli altri, di Auguste e Jacques Piccard. Poi "Le origini delle stazioni zoologiche", perciò giusto spazio a Luigi Ferdinando Marsili, fondatore del primo laboratorio marino a Marsiglia tra il 1706 e il 1707. Ricordati, inoltre, il i progetto (ma fallito) di Anton Dohrn di creare a Messina, nel 1869, una stazione zoologica, l'istituzione di quella celeberrima di Napoli, di quella di Trieste nel 1873...
Terzo capitolo "Le esplorazioni oceanografiche", nelle quali l'Italia si distinse con l'importante campagna talassografica del 1881-95, condotta da Giovanni Battista Magnaghi al comando della nave Washington. Ancora "II contributo scientifico dei militari italiani all'esplorazione del mare", una pagina di storia "bellissima ed esaltante", protagonisti, nell'Italia risorgimentale e nelle campagne coloniali, ufficiali delle Forze Armate "alla guida di missioni esplorative in ambienti spesso molto ostili".
Seguono "L'esplorazione del mare attraverso la posa dei primi cavi telegrafici e l'utilizzo dei primi scandagli", uno scritto piuttosto denso di dati tecnici, e "II contributo della pesca all'esplorazione del mare", con interessanti notazioni sulla pesca del corallo e su quella sportiva.
Ma gran parte della pubblicazione attiene a Messina e allo Stretto. In primo luogo le locali correnti di marea, così come le descrisse Gustavo Mazzarelli: la "montante" e la "scendente", le "controcorrenti" e il singolare fenomeno delle "macchie oleose". Ai lettori non troppo esperti in materia di ittiologia, desteranno alquanta curiosità le "Osservazioni e dissertazioni naturalistiche lungo i litorali siciliani dello Stretto", relative allo spiaggiamento di forme di vita per lo più abissali, dall'aspetto bizzarro e sovente mostruoso.
Infine, "Naturalisti sulle rive dello Stretto". Alla ribalta personaggi di chiara fama: Maurolico, Spallanzani, Ribaud, Cocco, Longo, Mazzarelli... Impossibile menzionarli tutti; ma condividiamo il particolare riguardo dei nostri autori per Adolfo Berdar, ricercatore instancabile e di rara sapienza, attivissimo nella seconda metà del Novecento e "padre di molti naturalisti messinesi". «