Il Pictor e la Clarissa

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La sua bellezza passa attraverso la pennellata brillante, sfondi “crocifissi” dalla luce e volti di perspicace mediterraneità”  

Una giornata rigida quella,nella città dello Stretto: il mese di Gennaio volgeva al termine con il suo freddo altalenante e si leggeva nel pallore azzurro delle onde cariche quasi di una brina luccicante.

La commissione arrivò in tarda mattinata preannunciata e preceduta dal notaio del nobile Giovanni Mirulla che invitava il pictor messanensis a presentarsi tosto da lui per un affare.

La casa del Mirulla aveva da sempre colpito il pictor per l'onorevole disposizione delle stanze, la decorosa architettura nella quale il notabile non aveva disdegnato di porre qualche nobile e rilevante vestigia,ed infine per lo splendore dei suoi argenti che rilucevano nella luce marina della sala grande della casa.

La casa di suddetto signore poco distava dalla contrada dei Sicofanti,dove Antonello abitava e teneva bottega, ma quanto bastava per avere la sensazione di entrare nella zona nobile della città lasciandosi per un attimo alle spalle abitazioni basse ed abbastanza umili, abitazioni di bottega.

"Formare, designare, fabricare et compiere ymaginem gloriose virginis marie”

Non gli era mai capitato,fino ad allora, a lui che aveva incontrato diverse personalità,di sentirsi tanto agitato; doveva confezionare uno dei soggetti a lui più congeniali,un' Annunciata, e voleva fermamente come modello una sua illustre concittadina,fondatrice di un monastero di clarisse nel suo quartiere e sostenitrice convinta e convincente della povertà e della Comunione Eucaristica.

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            In quel momento la giovane monaca,pur avendo solo ventisette anni,non solo aveva ormai assunto il pieno controllo spirituale e didattico del monastero da lei fondato ma si trovava ormai immersa in un processo spirituale per così dire avanzato e a dire di qualcuno prodigioso,ed in città era incessante argomento di citazione.

Si trattava di una donna tenace,carismatica,quanto mansueta!

Attraverso le grate,quando Antonello le aveva proposto “l'affare” senza tanto tatto in verità,quasi si trattasse di un normale concordato di lavoro tra uomini, aveva letto subito,sulla bella linea degli zigomi pieni di carica espressiva, un ispessirsi dello sguardo di lei, istantaneo, ma chiaro ed autoritario!

La donna poi, con un sorriso breve, appena percettibile,non aveva dato alcuna risposta nè d'accettazione né di diniego,ma aveva rimandato il verdetto all'indomani.

Infine aveva invitato e sollecitato il pittore a pregare per un attimo la Vergine insieme, e si era allontanata.

Antonello aveva impresso nella mente il netto fruscio della veste monacale e l'odore quasi mistico ed un po’ rancido di rosa.

Aveva atteso nell'antisala qualche minuto,aveva tra le mani un bozzetto o meglio la forma,l’architettura mentale che aveva pensato per il suo ritratto; ed avrebbe avuto piacere di mostrarglielo.

Un soave gioco di voci solenni ed un forte odore d'incenso attenuavano,stordivano la sua trepidazione.

Ad un tratto lo chiamarono,s' inginocchio prontamente dinanzi alle grate,pregò insieme a lei la Vergine e poi,e questo gli suono come un miracolo ricevette un "si":  avrebbe potuto vederla nei giorni a venire per due ore due volte a settimana.

La donna spiegò che non accettava per esporre la sua immagine,tutta la sua vita infatti era ormai tesa ad una mortificazione di questa,accettava solo per la nobiltà del soggetto e perché così le aveva suggerito la Vergine in sogno.

Si compiacque di vedere la sveltezza del giovane nel bellissimo telaio che gli presentava ma propose una maggiore semplificazione del soggetto; ringraziò insieme a lui la Trinità lo benedisse e si allontanò.

Il  pittore,rincuorato e disteso,strinse con gioia il pennello e corse a casa a preparare l'occorrente.

 

"Ruminate figliuole,le parole melate,che dice il padre mio inzuccherato nella scrittura santa "

Quando,come stabilito,il pittore la raggiunse, qualche giorno dopo, il suo bozzetto dinanzi alla seducente realtà del soggetto perse subito d'efficacia.

La Monaca, quasi non facendo caso la suo ingresso in un primo momento,mentre in cuor suo aleggiava insieme alla letizia il timore che si trattasse di un atto "giovanile",lo fermò quasi,nella sua posizione,con un atto insieme autoritario,sacro e materno.

Il pictor rimase talmente colpito dalla scena da schizzare in fretta, scorciandola,  quella mano e quel gesto della sua Vergine leggente.

Poco dopo quando la donna gli permise di avvicinarsi e parlare, quando presentò davanti a lui il suo viso carico di sentimento;quel gesto divenne, concordemente, il punto focale del dipinto, lo spessore vivo,  nel geometrico prisma della figura,  puntato da occhi buoni e da un contagioso sorriso.

Pur nella riverenza dinnanzi a quella persona,che finiva però per sciogliersi nella fluida morbidezza del viso, Antonello non poteva non notare la bellezza dei tratti.

            Intanto,nella mente della giovane clarissa, passarono per un attimo come in una scia chiaroscurale,gli eventi più salienti della sua vita:l'obbedienza dinanzi all'educazione impostale dalla madre improntata sui dettami del frate Matteo di Agrigento,volti ad un rinnovamento dell' Osservanza francescana, il rossore ed il turbamento di fronte all'uomo maturo che gli era stato promesso in sposo all'età di undici anni ed il dolore lacerante per la sua morte repentina,le lotte in famiglia combattute nel nome di Cristo, del quale voleva diventare la sposa e l'astio più profondo del padre che non voleva sentire ragioni,! I tentativi di fuga verso il suo sogno roseo di virginea giovinezza, il dolore straziante per la morte improvvisa del suo vecchio durante una trattativa commerciale in Sardegna.

Poi la luce:con l'ingresso tra le Clarisse di Basico ed il disappunto sempre meno sostenibile di lei e delle consorelle nei confronti della badessa Flos Milloso indomita nella sua avversione  nei confronti del controllo da parte delle Osservanti.  

Ricordò infine con una commozione momentanea,come rugiada che cola sulla biada, la fatica per la fondazione del nuovo Monastero di Montervergine con l'aiuto della sua consorella più cara Iacopa,e della madre.

            Mentre era immersa in questi ricordi intensi il bozzetto gli veniva mostrato; la colpì la brillantezza delle tracce di colore già fermate sul foglio e la sicurezza chiara del tratto.

Ringraziò la Vergine insieme al giovane e sorridendo lo congedò.