Alla mia Musa

di Filippo Scolareci

 

Tu sei il sole che mi rischiara la mente,

sei come il sangue che mi scorre nelle vene,

tu sei la fresca fonte della mia sorgente,

sei come l’edera che più sempre mi trattiene.

 

Mentre penso nel silenzio magico della notte,

mi avvolge nel suo manto la mia Musa,

i miei dolci pensieri giungono come flotte,

pronta come un dolce gatto a far le fusa.

 

Mi prende dolcemente per la mano,

lasciandoci alle spalle i pensieri di prima,

conducendomi nel mondo dell’oblio arcano,

che ancora dietro la mente si trascina.

 

Mi porta per tramonti e luoghi ameni,

attraversiamo catene di monti e dolci valli,

facendomi trascorrere notti più serene,

a briglia sciolta come puledri e cavalli.

 

Come cigni bianchi con voli radenti,

volando più in alto senza alcuna meta,

solchiamo le acque di fiumi e torrenti,

per poi planare nelle infinite praterie di seta,

 

dove veniamo attirati da un cinguettio di uccelli,

ritornammo più su nell’immenso infinito,

che felici svolazzavano sopra freschi ruscelli,

che ci sembrò di poterlo toccare con un dito.

 

Nei boschi ci inoltrammo silenziosi,

le streghe ed i maghi con pentole ed intrugli,

dove si svolgevano riti magici misteriosi,

intenti a preparare porzioni d’incanti con imbrogli.

 

Vedemmo i piccoli Elfi con le Fate danzare,

mentre meravigliati e silenziosi stavamo ad osservare,

udimmo tutte le creature della foresta in coro cantare,

nel mentre l’annunciata aurora stava per spuntare.

 

E’ bastato soltanto un sussulto di rumori lontani,

mentre la mia Musa aprì dolcemente il suo mantello,

con delicatezza noi staccammo lentamente le mani,

e Lei per magia fece ritornò nel suo ovattato castello.

 

Mentre io purtroppo, non potendo fare di meglio,

scivolavo nella cruda realtà al mio risveglio.