Quattro Fontane

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Disegnate dal romano Pietro Calcagni che si ispirò all’iconografia marina, utilizzando le consuete raffigurazioni di delfini, cavallucci marini, tritoni e mascheroni idrofori, due di esse furono completate da ignoti scultori nel 1742 (uno, forse, era Antonino Amato) e le altre realizzate dal fiorentino Innocenzo Mangani, nel 1666, e dal messinese Ignazio Buceti, nel 1714.

Dopo il terremoto del 1908, due soltanto sono state ricostruite e collocate agli angoli dei due palazzi che si fronteggiano allo sbocco dell’attuale via Cardines, nel punto di innesto con la via Primo Settembre. Una delle due superstiti è quella realizzata dal Buceti e restaurata nel 1959 dall’architetto Pietro Lojacono.

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Urbanisticamente le “Quattro Fontane” ripetevano gli schemi compositivi già applicati in analoghe situazioni, come ad esempio i “Quattro Canti” sull’ottagonale piazza Vigliena a Palermo, iniziati nel 1609 e completati nel 1620, anche se notevolmente più elaborate di quelle messinesi, o come le “Quattro Fontane” a Roma, accanto alla chiesa barocca di San Carlino di Francesco Borromini.

Le “Quattro Fontane” di Messina rispondevano, un tempo, alla necessità scenografica di sottolineare, con la maggiore magniloquenza possibile, una sedimentazione urbana di taglio eccezionale quale era il quadrivio fra le cinquecentesche vie Austria e Cardines.Sono quasi uguali, tranne quella scolpita dal Buceti che, al posto delle insegne imperiali spagnole composte da uno stemma inserito nel corpo di un’aquila ad ali spiegate, reca in sommità l’emblema dei Savoia, e, cioè, lo scudo ovale coronato e tenuto da due leoni rampanti.

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I due mascheroni e le relative vasche, in basso, vennero tolte con deliberazione municipale del 25 luglio 1854, per ovviare ai danni provocati alle sovrastanti sculture dall’uso continuo che ne faceva la cittadinanza.

Danneggiate dal terremoto del 1908, soltanto due furono ricostruite sullo stesso sito: le altre sono oggi depositate al Museo Regionale.