Villa De Gregorio


Uno dei portali settecenteschi di Villa De Gregorio

“Villa De Gregorio! Scalea settecentesca. Gli ampi gradini di pietra, dai bordi rotondi e sporgenti verso il centro, fanno pensare a dolci ondate che si allarghino su una spiaggia spaziosa. Davanti, si allunga uno scenario di vecchio teatro, che ci ferma lo sguardo: si prova un delizioso stordimento. Una folla di ricordi non nostri, di gente trapassata, si immette in noi; ci trasporta in un tempo remoto. Vagola nel vespro un motivo di minuetto, un alito di effluvi sconosciuti. Mani invisibili di donne ci carezzano: la vecchia anima della villa si sveglia, si dilata. Ci vuol confidare dei segreti?

…Eccoci a un crocevia. Qui la scure ha rispettato i grossi alberi. L’ombra avvolge con l’edera, i quattro angoli dei sedili smozzicati, e grommati di umido e di muschio, che si appoggiano alle chiassose murature barocche, dove s’incavano delle nicchie. Le statue simboliche che le abitavano, da mani pietose o da mani rapaci sono state rimosse…Non riesco a scacciare la tristezza che genera in me questo angolo di mondo nostro, dove mi sento affiancato da fantasmi di un secolo felice”.

Così scriveva Pasquale Salvatore in uno struggente articolo del 27 ottobre 1946 sul “Notiziario di Messina”, con lo pseudonimo di Emanuele Volterosa. Da allora ad oggi, la settecentesca Villa De Gregorio è andata sempre più degradandosi nell’abbandono generale.

E’ tradizione locale che esistette, prima del sec. XVIII, un convento di monache poi trasformato in villa, con modifiche ed ampliamenti, dalla famiglia De Gregorio. Dell’originario, lussureggiante parco, oggi rimane un imponente “Ficus Magnolioides”, probabilmente secondo, in Italia, solo all’esemplare dell’Orto Botanico di Palermo, con una superficie della chioma di circa 2000-2500 metri quadrati.