Saluti da Messina

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Missina in siciliano è un comune italiano di 219 417 abitanti capoluogo dell'omonima città metropolitana in Sicilia. Sorge nei pressi dell'estrema punta nordorientale della Sicilia (Capo Peloro) sullo stretto che ne porta il nome. Il suo porto, scalo dei traghetti per il continente, è il primo[6] in Italia per numero di passeggeri in transito. La sede universitaria di Messina è importante e storica: la "Studiorum Universitas" fu fondata nel 1548 da Sant'Ignazio di Loyola.

Fondata dai Siculi con il nome di Zancle, che nella loro lingua significava falce, venne ripopolata da coloni greci venendo rinominata Messana. Raggiunse l'apice della sua grandezza fra il tardo Medioevo e la metà del XVII secolo, quando contendeva a Palermo il ruolo di capitale del Regno di Sicilia. Messa a ferro e fuoco nel 1678 dopo una storica rivolta antispagnola che comportò l'annientamento della sua classe dirigente, venne gravemente danneggiata da un terremoto nel 1783. Fu assediata durante la rivoluzione siciliana del 1848 contro Ferdinando II di Borbone, subendo gravi danni. Nel 1908 un altro disastroso terremoto distrusse la città quasi per intero, provocando la morte di circa metà della popolazione. Ricostruita a partire dal 1912, spesso in stile Liberty, la città moderna si presenta con una maglia ordinata e regolare di vie ampie e rettilinee in direzione nord-sud.

Saluti da Palermo

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Palermo è un comune italiano di 628 317 abitanti, quinto in Italia per popolazione, capoluogo della Regione Siciliana e dell'omonima città metropolitana. Ogni giorno alla popolazione locale si aggiungono oltre 200.000 pendolari, provenienti in gran parte dalle altre zone dell'Isola. La città si estende sulla pianura Conca d'Oro ed è bagnata dal suo golfo omonimo e circondata dalla barriera dei Monti di Palermo.

Il sito è abitato sin dalla preistoria e la sua lunga storia e il succedersi di numerose civiltà e popoli hanno regalato alla città un notevole patrimonio artistico e architettonico.Il sito seriale Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale, di cui fanno parte più beni monumentali è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2015. Diversi edifici, tra chiese e palazzi, sono riconosciuti monumenti nazionali. Per le numerose testimonianze architettoniche liberty, la città fa parte del Réseau Art Nouveau Network.

A Palermo, all'interno del Palazzo dei Normanni, ha sede l'Assemblea regionale siciliana, la più antica assise parlamentare in attività del mondo. La città ha mantenuto il ruolo di capitale del Regno di Sicilia dal 1130 al 1816. È stata la città protagonista dello scoppio dell'insurrezione del Vespro nel 1282 e della Rivoluzione siciliana del 1848. Fa parte della rete Eurocities delle più grandi città europee.

San Matteo

n una vasta piazza a Villa Lina, sorge la chiesa di San Matteo o San Matteo della Gloria, sede della parrocchia San Leonardo. Fatta edificare dall’Arcivescovo Angelo Paino e affidata ai PP. Salesiani, fu progettata dall’ing. palermitano Carlo Saladino Del Bono e realizzata dalla ditta Fratelli Cardillo fu Ignazio che la completarono il 30 luglio 1932. In stile eclettico con riferimenti stilistici al romanico e al gotico, è caratterizzata da due torri campanarie a pianta quadrata (elementi tipici nella tradizione architettonica del periodo normanno, vedi, ad esempio, la Cattedrale di Cefalù). L’ingresso è notevolmente posto in risalto da un “protiro” (piccola costruzione, generalmente una volta o un arcone sostenuti da pilastrini o colonne, addossata alla parete d’ingresso di una chiesa), elemento caratteristico del periodo romanico.

Sicilia Perduta di Vittorio De Seta

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Vittorio De Seta in questo documentario assemblato nel 1951"Sicilia Perduta" mette in luce le "Miniere di Zolfo"tra le province di Caltanissetta, Enna ed Agrigento ; i Pescherecci nel trapanese; la "Pasqua in Sicilia con i "Giudei a San Fratello, la Pasqua di Delia a Caltanissetta e la Pasqua ad Aidone a Enna; La Parabola D'Oro con la mietitura del grano; "Lu Tempu di li Pisci Spada" la pesca al Pesce Spada con la "Feluca e il Luntro" nello Stretto di Messina tra Scilla e Cariddi; Le Isole di Fuoco con lo Stromboli; i Contadini del Mare con la pesca del Tonno sulle coste di Grantola a Trapani.

«... Scìnninu, nudi, ‘mmezzu li lurdduma
di li scalazzi ‘nfunnu allavancati;
e, ccomu a li pirreri s'accustuma,
vannu priannu: Gesùzzu, piatati!...
Ma ddoppu, essennu sutta lu smaceddu,
grìdanu, vastimiannu a la canina,
ca macari “ddu Cristu” l'abbannuna...»

(Traduzione in italiano)
«... Scendono, nudi, in mezzo alla sporcizia
cadendo in fondo dalle scalacce;
e, mentre si avvicinano agli spietratori
vanno pregando: Gesù mio, pietà!...
Ma dopo, essendo sotto quello sfracello,
gridano, bestemmiando come cani,
che anche “quel Cristo” li abbandona...»

Alessio Di Giovanni

Storia urbana di Messina

                                                                               

 

                                                                           

Sulle orme dei Monaci Bizantini

"Il passato non è mai morto, anzi non è nemmeno passato" William Faulkner

 

                                                                             

U Cavadduzzu e l'Omu Sabbaggiu

La pantomima del "Cavadduzzu e l'Omu Sabbaggiu".

Si tratta di una sorta di battaglia inscenata, sotto forma di danza eseguita al suono della banda musicale, da due uomini che indossano, il primo un'armatura raffigurante un cavallo, u cavadduzzu, e l'altro una corazza, un elmetto, una lancia e uno scudo, l'omu sarbaggiu. Le armature, realizzate con canne e legno, piuttosto che essere rivestite con stoffa o cartapesta, per meglio plasmare le figure, come spesso accade nelle tante feste siciliane in cui assumono un ruolo centrale personaggi biblici, giganti, animali o diavoli, qui vengono sapientemente addobbate con centinaia e centinaia di petardi fatti esplodere proprio nel corso della battaglia-danza. L'abilità dei due stravaganti personaggi sta nel riuscire a mimare i passi di danza assecondando lo sparo dei mortaretti e le fontane di fuoco.

A vincere la battaglia, non più lunga di cinque minuti, è colui che spara l'ultimo colpo che tradizionalmente deve essere il cavadduzzu. 

La pantomima rappresenta la ciclica lotta del bene contro il male, residuo di quei riti magici che venivano celebrati nelle antiche società agrarie, soprattutto nei periodi invernali in cui più forti si facevano le paure e le incertezze per il futuro e in quelli primaverili per propiziare il rinnovo della natura e la fecondità della terra. Un giorno di festa, quindi, con due riti, diversi nell'apparato scenico e nello sviluppo, ma con un unico significato intrinseco e cioè, ancora una volta, la rigenerazione della vita e della natura e la propiziazione di un futuro migliore.

Oggi questa pantomima si effettua  a Bordonaro a conclusione della festa del “Pagghiaru” e a Pace in occasione della festa della Madonna delle Grazie.