Quel fascino antico della "ciaramedda"

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di Mario Sarica

Nella cultura di tradizione siciliana, ai versi cantati e alla musica strumentale, che tingevano di forti emozioni sonore il paesaggio del Natale, si riconosceva, un ruolo narrativo primario, che traeva ispirazione e legittimazione dalla pratica della Novena.

ai luoghi di culto deputati alle scene presepiali, allestite in ogni casa, si irradiavano forme strumentali e vocali di antica memoria, ai quali si affidava il compito rituale di sacralizzare gli spazi vissuti e abitati nel segno del culto per il Bambino Gesù, espressione tangibile della vita che rinasce. E nell'area peloritana e urbana messinese a dominare musicalmente la scena della Natività era la ciaramedda, ovvero la zampogna, definita organolo-gicamente «a paro», la cui novena (sonata pastorale), sempre più rara da ascoltare, ci rimanda alla nostalgia del passato e ad una memoria collettiva indelebile.

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Dalle remote origini, le ance pastorali, ovvero le zampogne diffuse in Italia nell'area centro-meridionale variamente connotate, marcavano l'hic et nunc del Natale, restituendo il tempo della festa e della devozione, abolendo temporaneamente quello ordinario ricolmo di profanità.

L'arcaico suono della zampogna ci rinvia poi all'antica offerta musicale dei pastori-suonatori, attestata da un'ampia iconografia, attestata a partire dai primi decenni del 1500, anche in Sicilia.Strumento dalla natura ambigua, sacra e profana ad un tempo, la zampogna porta impressa, inoltre, la memoria dell'ideologia arcaica della festa, quella che si nutre dell'ostentazione di sovrabbondanza mentale, fisica, alimentare, dunque dell'orgia, necessaria all'economia del sacro e alla rigenerazione ciclica della vita.

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E ancora oggi, resistendo alla tentazione dell'omologazione culturale, pochi eroici ciara-middari, orgogliosi eredi di una secolare tradizione, certamente da salvaguardare come bene culturale primario, giungono dai villaggi dei Peloritani in città per riaffermare, sfidando il soffocante rumore di fondo della modernità e il frenetico consumismo, i valori di una tradizione secolare, indispensabile per ricomporre un'identità frantumata.