Alla ricerca del dono dell’ubiquità

Per chi non è riuscito nell’impresa, nelle due precedenti “Notti della Cultura”, avrà la possibilità di riprovarci nella Terza, sperimentando quanto sia difficile, quasi impossibile, nel segno del soprannaturale, possedere il Dono dell’Ubiquità. Facoltà riservata ad alcuni Santi per concessione Divina, secondo la tradizione religiosa, ai fruitori della “Terza Notte della Cultura”, anche se non in odore di santità, l’onnipresenza, secondo i suoi promotori, non sarà obbligatoria. L’importante è partecipare, essere in tanti e contribuire alla riuscita numerica della manifestazione; poter dire di esserci stati, rientrando nella cerchia di una Elite privilegiata, rafforzerà la convinzione di essere cittadini fortunati in una Città fortunata.

Per non ripetere le argomentazioni presenti in “Colti per una notte”, scritto relativo all’evento dell’anno scorso, sarà sufficiente concentrare l’attenzione sui protagonisti di una serata fuori dell’ordinario. Gli unici fortunati saranno gli artisti ai quali sarà data occasione di esprimersi e destinare la propria arte ad un pubblico, si spera, attento e che non abbia l’assillo di scappare in altri luoghi. Non è nell’indole dell’artista l’accaparramento di spettatori non paganti e collezionisti di una nota musicale o di sguardi panoramici, esperti in “toccate e fughe” verso altre forme artistiche, trattate alla stessa maniera di brevità e superficialità.

Un artista e la sua arte non meritano di essere raccolti in flash di memoria da una moltitudine di distratti e senza meta; se “cultura” deve essere, ad ogni artista, e solo uno, deve essere dedicato uno spazio tutto suo, in un giorno o una notte senza titolo. Con una “cultura” permanente, costante, metodica, la Città avrebbe continui slanci di vitalità, da destinare agli attenti ed ai “senza fretta”; a chi sa gustare un concerto, dalla prima all’ultima nota; a chi non vive i luoghi come in una caccia al tesoro o in passaggi obbligati, con tanto di “annullo postale”. Ai destinatari della “cultura”, tutta in una notte, potrebbero essere offerti tanti di quelle pietanze da risultare indigeste.

Nella nostra Città non mancano i piatti prelibati da offrire sempre, tutti i giorni, a buongustai stanziali e di passaggio; non occorre una vetrina espositiva illuminata solo in una notte, dove “si guarda ma non si tocca”, per far venire l’acquolina in bocca ad eterni affamati. Stando ai numeri, anche quest’anno, agli amanti dell’assaggio, non sarà possibile gustare tutto e bene.

Con la paura di restare senza, bisognerà correre, guadagnarsi un sospirato posteggio, anche in spazi tabù nei giorni o notti ordinari; parallela alla “Notte della Cultura” potrebbe scatenarsi una “notte disordinata”, per non usare definizioni meno dolci. Ad un’altra più famosa e drammatica “Notte” si attribuisce l’origine del più aberrante fenomeno ideologico dell’umanità. Niente paura: da una “casalinga” notte brava per le vie della città, con la scusa della “cultura”, potrà solo originarsi un crescendo di balordaggine, sicuramente una nota stonata ed effetto contrario ad un tentativo di passare una tranquilla notte di fine Inverno. Non potendo essere sicuri di ottenere il “dono dell’ubiquità”, potrebbe bastare accontentarsi di un maggiore senso civico, in attesa di una “cultura” estesa, oltre che nello spazio, anche nel tempo.

Ullo Paolo