Fontana Bios

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Sorge all’interno della “Passeggiata a mare”, dirimpetto all’ingresso della Fiera Campionaria, in sostituzione di una vasca con zampillo degli anni Cinquanta abbandonata da tempo. E’ stata progettata e realizzata nel 2005 dal pittore e scultore messinese Ranieri Wanderlingh, per essere donata alla città dal Quotidiano “Gazzetta del Sud” in occasione del cinquantenario della sua fondazione.

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Lunga complessivamente 18 metri e alta 6,90 metri, è composta da due elementi affusolati lunghi 8 metri, in cemento armato, il cui significato simbolico è quello della vita che continuamente si rigenera. Scrive Luigi Ferlazzo Natoli, in proposito, “…l’elemento roccioso immette sotterraneamente acqua nell’elemento bianco contiguo, volto verso l’alto; questo la trasmette (visibilmente) in quello posto orizzontalmente, che la accoglie nella sua superficie cava e a sua volta la riversa sulla terra che la assorbe e la rimette in un ciclo naturale. E’ infatti dalla terra che quest’acqua scaturisce all’origine, attraverso l’elemento roccioso.”. La grande vasca basamentale è rivestita, all’interno, da levigati ciottoli di fiume mentre i due elementi fusiformi hanno le superfici rifinite con granigliato di marmo e granito. 

Fontana Brugnani

Opera dello scultore messinese Ignazio Brugnani, era stata collocata, nel 1739, nel chiostro del monastero annesso alla chiesa di S. Gregorio che sorgeva nell’antica via dei Monasteri, l’odierna “24 Maggio”. Nel 1897 venne trasportata nel sito attuale, allora “Giardino a Mare” Umberto I, oggi all’interno della Fiera Campionaria dove venne definitivamente sistemata nel 1938.

L’autore, nato a Messina nel 1719, ancora ragazzo venne avviato alla carriera ecclesiastica, ma dimostrò ben presto una precoce attitudine alla scultura per cui i genitori, anche se poveri, con grandi sacrifici decisero di mandarlo a Roma per consentirgli di studiare e perfezionarsi in quell’arte.

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Ritornato nella sua città natale nel 1737, eseguì la fontana e quindi un medaglione in bassorilievo con l’effige di S. Alberto che il Municipio fece collocare sopra il granaio pubblico a questo santo dedicato. Morì a 24 anni, durante la terribile pestilenza del 1743.

La fontana, in marmo bianco, è formata da una vasca composita sul cui bordo l’artista appose la seguente iscrizione: “OPERA PRIMA IGNATIJ BRUGNANI Cler. Mess.s. anno D. 1739 aetatis vero suae 20”, quindi, scolpita all’età di 20 anni.

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Su tre facce della stele centrale a pianta esagonale, si appoggiano le lunghe code alzate di tre cavallucci marini che tengono ciascuno, fra le zampe anteriori, una testa di delfino. In alto, su una vasca formata da sei conchiglie, trova posto un delfino cavalcato da un putto che con la mano destra ne tiene alzata la coda e con la sinistra regge lo stemma araldico dei Ruffo di Scaletta, in omaggio alla badessa suor Severina, appartenente al principesco casato, che aveva fatto eseguire la fontana a sue spese.

Subì gravi danni dai bombardamenti del 1940-43 e, dopo anni di abbandono, fu restaurata nel 1980 dal compianto prof. Francesco Finocchiaro.

 

 

Fontana dei Quattro Cavallucci

In Largo San Giacomo, all'interno di due aiuole dietro le absidi del Duomo, sono sistemate due vasche in marmo bianco che facevano parte del complesso monumentale dell’antica Piazza di Santa Maria La Porta, oggi scomparsa (attuale Largo Seguenza). Si trattava di quattro identiche fontane, disposte simmetricamente una di fronte all’altra e che popolarmente erano intese “ di quattru cavadduzzi”, con allusione a quattro statue con  putti a cavalcioni di cavalli marini.

Sulla loro origine lo storico Cajo Domenico Gallo sostiene, poiché mancano documenti certi, che furono erette nel 1742 in occasione della festa della Madonna della Lettera, Patrona di Messina, e scolpite dal catanese Giovan Battista Marino su disegno di Gaetano Ungaro.

Fontana del Nettuno

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Realizzata nel 1557 da Giovan Angelo Montorsoli, che firmò l’opera con un’iscrizione incisa sul bordo della vasca ottagonale, prima del terremoto del 1908 era ubicata sulla curva portuale di fronte alla “Palazzata”, e, nel 1934, venne trasferita nel sito che occupa attualmente per volere dell’allora prefetto Michele Adinolfi.

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Concepita come una mitica allegoria delle pericolose acque dello Stretto che nei favolosi mostri Scilla e Cariddi trovano la loro personificazione, sembra che alla sua ideazione abbia partecipato, così come per quella di Orione, Francesco Maurolico che fu l’autore delle iscrizioni in latino.

Dal centro della vasca, che poggia su un grande basamento quadrangolare a gradini ornato da pannelli in bassorilievo con raffigurazioni di tridenti, conchiglie e delfini e sui cui bordi sono graffite diverse iscrizioni, fra le quali, il nome dell’autore JO. ANG. FLOREN. SCULPSIT, s’innalza un piedistallo che accoglie agli angoli quattro cavalli marini idrofori, decorato dagli stemmi in bassorilievo dell’imperatore Carlo V con le colonne d’Ercole, il motto “plus ultra” e il collare dell’Ordine del “Toson d’Oro” e di Filippo di Spagna. Ai lati, permeate di intenso dramma tipicamente michelangiolesco, Scilla e Cariddi urlano cercando di divincolarsi dalle catene con le quali sono state ridotte all’impotenza da Nettuno, che si erge sopra di loro con un tridente sulla mano sinistra e un delfino la cui coda si attorciglia ad una gamba. Scilla è raffigurata con petto e viso di donna ed ha legate, sul ventre, teste di cani latranti e coda di pesce; anche Cariddi ha sembianze femminili, col ventre di lupa e coda di pesce.     

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Il braccio destro, ora proteso verso il mare, prima del sisma era rivolto in direzione della città in segno di affetto e protezione, e, ciò, aveva un suo logico significato, tenuto conto della storica vocazione marinara di Messina.

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La statua di Scilla, danneggiata dai colpi di cannone durante la rivolta antiborbonica del 1848, è stata sostituita da una copia eseguita da Letterio Subba nel 1858 e l’originale è custodito nel Museo Regionale, così come il Nettuno, la cui copia ottocentesca è una riproduzione fedele dovuta a Gregorio Zappalà, che la realizzò nel 1856.

Fontana della Pigna

Originariamente posta sul Viale Boccetta, nel maggio del 1988 venne spostata nella vicina Piazza Seguenza.

La fontana, di chiaro stile settecentesco, è costituita da tre vasche culminanti con una grossa pigna e, probabilmente, proviene da un cortile dell’antico Seminario Arcivescovile.

 

Fontana di Piazza Repubblica

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Uscendo dalla Stazione Ferroviaria si nota, al centro della piazza, una grande fontana  composta da una vasca in marmo circolare da dove zampilla l’acqua, qui collocata dopo la Seconda guerra mondiale.

Per realizzarla, sono stati utilizzati i pezzi di un’altra fontana esistente nell’antica Piazza Cavallotti, progettata dall’Ingegnere Capo del Comune Leandro Caselli per celebrare la realizzazione dell’acquedotto cittadino nel 1902.

Fontana Falconieri

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Venne realizzata nel 1842 su progetto dell’architetto messinese Carlo Falconieri (1809-1891) che si ispirò al neo-rinascimento toscano e fu collocata in piazza Ottagona (l’attuale piazza Juvarra).

Fu inaugurata nel 1843, sebbene gli fosse stata commissionata dal Senato cittadino nel 1842 (data che appare incisa su una targhetta di marmo grigio sulla parete della vasca maggiore) nella ricorrenza delle feste secolari in onore della Madonna della Lettera in occasione del diciottesimo centenario dell’arrivo in città della Lettera di Maria di Nazareth.

Trasferita nel 1957, in piazza Basicò a monte della via S. Agostino, dove oggi si trova, è composta da una grande vasca geometrica, composita, posta sopra una piattaforma ottagonale dove su quattro basamenti simmetrici poggiano altrettanti “cavallucci” in ferro, raffiguranti dei mostri con corpo di pesce e testa, rispettivamente, di grifone, di delfino, di leone e di uomo. Sulle basi di questi mostri, si trova impresso il marchio della fonderia che li realizzò, con la scritta: “Fonderia Oretea diretta da Michelini in Palermo 1846”, e, quindi, tre anni dopo l’inaugurazione.

 Dai piedistalli suddetti zampilla l’acqua che si raccoglie in quattro piccole vasche ellittiche. All’interno della vasca maggiore ed alle spalle delle quattro mostruose raffigurazioni, quasi come delle quinte scenografiche, si ergono dei “lunettoni” in marmo bianco con eleganti decorazioni a motivi floreali.

Dal centro e da un basamento marmoreo decorato con festoni s’innalza una stele a piramide tronca su tre facce della quale si trovano scolpite, a bassorilievo, delle raffinatissime allegorie con stilizzazioni floreali e raffigurazioni di animali fantastici. Sulla parte terminale di essa, tramite un capitello di stile corinzio, poggia una vasca ovale con quattro fori da cui scaturisce l’acqua. Dal centro di questa vasca si eleva una stele più piccola che a sua volta sorregge un’ultima vasca ovale, ancora più piccola, e, quindi, un’ultima stele ornata con fogliami a spirale e due conchiglie marine, che concludono l’estensione in altezza della fontana.