I nuovi grandi Ferry-Boats tra Messina e Reggio nel 1926

 

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I nuovi grandi Ferry-Boats che fanno servizio tra Messina Reggio Calabria e Villa San Giovanni nel 1926 

Il Campanile del Duomo di Messina

 

 

 

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L’originaria edificazione risale ad epoca normanna, e, parzialmente rovinato nel terremoto del 1783, il Senato di Messina lo fece accorciare e coprire con cupola.

Nel 1863 fu abbattuto definitivamente perché pericolante. Dopo il terremoto del 1908, l’Arcivescovo Paino volle ricostruirlo con la conformazione  originaria affidando l'incarico all’arch. Francesco Valenti, per la parte architettonica e all’ing. Aristide Giannelli, per quella statica, di progettarlo con un’altezza di 60 m., 48 dei quali destinati alla torre e 12  al corpo della cuspide. La base quadrata misura 9,60 m. per lato.

Il campanile contiene una complessa figurazione meccanica che, a mezzogiorno, rievoca alcuni episodi della storia locale ed un grande orologio astronomico, realizzati nel 1933 dai fratelli Ungerer di Strasburgo. Venne inaugurato il 15 agosto 1933 ed è considerato tra le curiosità più belle del mondo.

Nella facciata che guarda la piazza, si hanno:

      -    un grande orologio elettrico di m. 3,50 di diametro;

  • nel 4° piano, un leone rampante alto 4,00 m. che per tre volte agita l’asta con il vessillo crociato di Messina, muove la coda e ruggisce. Rappresenta la forza della città sin dai Vespri Siciliani;
  • nel 3° piano, un gallo alto 2,20 m. che per tre volte allarga le ali ed emette il suo canto. Rappresenta l’intelligenza e l’operosità. Ai suoi lati vi sono le statue di Dina e Clarenza alte 3,00 m., due eroine che durante i Vespri del 1282 salvarono la città: le due statue, snodabili dal busto in su, suonano le campane ogni quarto d’ora ed ogni ora, nell’arco delle ventiquattrore. Sullo stesso piano è collocato un gruppo di figure che rappresentano Maria di Nazareth e l’ambasceria messinese che Le rende omaggio nell’anno 42, ricevendone una lettera di protezione della città scritta personalmente dalla Madonna;
  • nel 2° piano, nella parte superiore, sono raffigurate quattro scene bibliche: la Natività di Gesù con i pastori; San Giuseppe, Maria e l’arrivo dei Magi; la Pasqua di Resurrezione; la Pentecoste con i dodici Apostoli e la colomba, simbolo dello Spirito Santo. Ogni gruppo di figurazioni cambia in un anno, secondo il tempo della liturgia. Nel quadro sottostante si vede volare una colomba che, sul luogo detto della Caperrina, segna i limiti dell’area sulla quale la Madonna volle che si costruisse una chiesa col titolo di Nostra Signora della Vittoria il 12 giugno 1294, oggi Madonna di Montalto. Al termine del volo, si vede sorgere il Santuario;
  • al 1° piano, nel primo riquadro, è raffigurato il corso della vita umana nelle quattro fasi principali: l’infanzia, l’adolescenza, la maturità e la senilità. Le statue si muovono in progressione ogni quarto d'ora mentre la morte, posta al centro, alza e abbassa la falce. Nel quadro sottostante sono simboleggiati i giorni della settimana in sette carri guidati da Apollo, per la Domenica, e, in successione, da Diana, Marte, Mercurio, Giove, Venere e Saturno. Ai carri sono aggiogati un cavallo, un cervo, una pantera, una chimera, una colomba e ancora una chimera.

Nella facciata che prospetta sul sagrato si trovano i meccanismi astronomici :

  • nel 3° piano, una sfera simboleggiante il globo lunare, metà dorata e metà nera, che si evolve giornalmente seguendo le fasi lunari. Essa ruota attorno al proprio asse, e, per fare un giro completo, impiega 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e tre secondi, esattamente quanto impiega la luna per la sua rotazione;
  • al 2° piano, un planetario costituito da un grande anello di m.3,50 che riproduce il sistema solare e le figure dello zodiaco;
  • al 1° piano, la rappresentazione del calendario perpetuo di m.3,50 di diametro a cerchi concentrici, con segnati i 365 giorni dell’anno e sul lato interno i dodici mesi. Al centro splende il sole e, sopra, sono riposte tre stelle a semicerchio. Un angelo marmoreo, collocato sul lato sinistro, con una freccia indica l’anno, il mese e il giorno in corso. La data cambia automaticamente a mezzanotte.

Il lavoro a Messina nel 1902

Alla fine dell'800, quando Gaetano La Corte Cailler cominciò ad operare, Messina viveva una delle sue piu brillanti stagioni. Si era da poco pervenuti all'Unità d'Italia e, malgrado la perdita del privilegio del Porto Franco, la città era in grande sviluppo. Città non grande, strettamente a misura d'uomo (contava 147.106 abitanti all'alba del secolo, mentre la piu grande città d'Italia, che era Napoli, ne contava 547.503). Lo speciale regime di franchigie aveva attirato molti capitali stranieri che avevano reso la città un vero e proprio emporio commerciale. I diversi banchi privati favorivano ogni iniziativa commerciale ed industriale, consentendo appunto che attività, già artigianali, venissero ad assurgere a vere e proprie attività industriali. Oltre all'industria della seta si ebbero veri e proprii opifici industriali per la lavorazione dei filati e tessuti di cotone, concerie, saponifici, fabbriche di cremor di tartaro, di estratto di sommacco (legate strettamente all'industria conciaria), alimentari come pasta e biscotto per le navi, letti in ferro ed in rame, mobili,guanti, finimenti in cuoio, carri e carrozze, ecc. A questo si aggiunga il movimento portuale che vide il suo massimo splendore, proprio nell'ultimo ventennio del secolo, con una marineria, anche velica, che portava lavoro per tutti. È oggi impensabile ed indescrivibile, la massa di lavoro e di benessere che ne ricavava la città che era tutta protesa attorno al suo porto. Le necessità erano immense e c'era lavoro per tutti. Le navi si dovevano rifornire dagli alimentari alle verdure fresche, cordami, vernici, parti metalliche, vele e bandiere, fanali; insomma una infinità di prodotti che sarebbe impossibile descrivere. Altra massa di lavoro veniva dalle opere pubbliche che si andavano realizzando. Si era posto mano al piano regolatore Spadaro con la creazione dei quartieri nuovi che erano quelli dal Piano di Terranova sino al torrente, poi via Santa Cecilia. Era tutta la zona nuova, allora creata attorno a piazza San Martino, più tardi detta Piazza Cairoli. Si erano costruite le ferrovie sicule: Messina/Giardini/Catania e la più impegnativa Messina/Cefalù/Palermo con i grandi lavori del Ponte sul Camaro, Galleria Peloritana, Ponte Gallo; mentre erano in corso i lavori per la realizzazione dei Magazzini Generali, del Bacino di Carenaggio (il primo costruito in Sicilia) e si terminavano i grandi lavori delle fortificazioni umbertine che guarnivano di "forti" tutte le colline del messinese e della dirimpettaia costa calabra. Si costruiva anche l'acquedotto della Santissima. L'hinterland o retroterra di Messina era la Calabria. Tutti indistintamente i prodotti della Calabria affluivano a Messina per essere manipolati o semplicemente commercializzati per trovare collocazione oltremare. Come accennato, si costruirono i Magazzini Generali ed il Bacino di Carenaggio, che sono stati realizzati nella città a spese dello Stato per indennizzare la stessa dalla perdita del porto franco. Si volle celebrare il completamento dei Magazzini con la grande esposizione che risultò una rassegna dell' operosità di Messina . La città era anche piazzaforte di prima classe per cui era presente una forte guarnigione, base navale,. ecc. compreso un fiorente Collegio Militare che veniva soppresso poco prima del 1908. Era tale il prestigio che godeva Messina all'inizio del secolo da venire scelta quale sede del II congresso dei Sindaci d'Italia che, auspice il sindaco Martino e sotto la Presidenza del Sindaco di Milano, si tenne nel 1902 nei grandi saloni della Società Operaia. Proprio in quella occasione, il Comune si rese promotore della edizione di quella Guida che doveva divenire famosa e preziosa, perché rappresentò il canto del cigno di Messina, prima di sparire per sempre. E tale Guida fu dovuta, principalmente, all'opera di Gaetano La Corte Cailler.  

Il porto di Messina

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Il porto di Messina, tra i più grandi e importanti del Mediterraneo, è oggi, con oltre 10 milioni di passeggeri trasportati all'anno, il primo in Italia nel settore.

Il porto di Messina è anche tra i principali scali turistici del Mediterraneo, con un traffico annuo crescente di croceristi: 260.000 nel 2006, 300.000 nel 2007, 355.000 nel 2008 e 405.000 nel 2009.

Nell'ambito portuale di Messina sono compresi anche gli approdi della rada San Francesco, utilizzati per l'imbarco degli autoveicoli sui traghetti verso Villa San Giovanni; gli approdi di Tremestieri, utilizzati per l'imbarco dei mezzi pesanti verso Villa San Giovanni e Reggio Calabria; il porto turistico "Marina del Nettuno", con una disponibilità di 160 posti barca.

I servizi ferroviari di attraversamento dello Stretto sono assolti dalla stazione di Messina Marittima, contigua alla stazione di Messina Centrale. Il molo Norimberga, il più esteso tra quelli del porto messinese, è invece destinato all'attracco delle navi dell'autostrada del mare per Salerno e si estende nella zona della stretta penisola di San Raineri dalla caratteristica forma a falce, con i resti della Cittadella fortificata.

Il porto, che si apre sulla sponda occidentale dello stretto di Messina, è costituito da un'ampia insenatura racchiusa dalla tipica falce naturale, che delimita una superficie portuale di circa 820.000 m². Le aree portuali a terra, invece, occupano circa 50 ettari. La città di Messina si affaccia sul porto con il suo centro storico, sviluppatosi sin da prima dei tempi della colonizzazione greca sull'orlo del porto, tanto che l'originario nome siculo della città, Zancle ("falce") richiama proprio la forma del braccio portuale.

L'imboccatura del porto, orientata a NW, è larga circa 400 metri e si estende tra il Forte San Salvatore e la sede operativa della capitaneria di Porto.

La profondità media del bacino (a circa 100 metri dalle banchine) è di 40 metri, mentre i fondali in banchina sono ricompresi tra i 6,5 e gli 11 metri; questo consente l'accesso e l'attracco anche a navi di grosso tonnellaggio.

Le undici banchine, attrezzate con gru, fisse e mobili, e dotate di binari per i collegamenti ferroviari, si estendono per un totale di circa 1.770 metri.

Il recupero della nave traghetto Cariddi nel 1949

  

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Negli anni 40 fu impiegata per usi bellici, cosi nel 43 quando le truppe alleate erano alle porte di Messina, la Marina Militare ordinò al comandante di autoaffondare la nave, la Cariddi si ritrovò su un fondale di 20 metri rovesciata e vi rimase per 6 anni, nel 1949 le FS decisero il recupero e successivamente trasferita a La Spezia dove fu tagliata in due per aumentare la lunghezza di 11 metri cosi i binari diventarono 4 e tra i due tronconi aggiunsero un fumaiolo allungata la piattaforma era capace di ospitare fino 15 autovetture,cosi da 111,4 metri di lunghezza divento lunga 124,2 metri e cosi inizio la sua seconda vita.

Nel 1990 la nave venne definitivamente alienata e nel 1992 venne acquistata dalla Provincia di Messina con l'intento di trasformarla in un museo galleggiante. Il 14 marzo 2006, però, la Cariddi affonda nello specchio d'acqua antistante il molo degli ex Cantieri Navali Picciotto all'esterno del porto di Messina, dove era ormeggiata da diversi anni.

Nel 2012, la Provincia Regionale di Messina assegna alcuni reperti della nave all'Istituto Nautico Caio Duilio di Messina. A marzo 2013, delle 5 scialuppe recuperate dopo l'affondamento (la dotazione iniziale di bordo era di 6), tre vengono demolite e due donate ad associazioni marinaresche.

Il destino ha voluto che la Cariddi restasse in fondo al mare malgrado le promesse...promesse non mantenute...promesse da marinaio come si usava dire una volta, la classe politica messinese dopo tanti progetti non è stata capace a realizzarne nessuno.