La Regia Università di Messina

La Regia Università di Messina aveva anche "La Casa dello Studente - Domus Mea", stanze singole con acqua corrente in tutte le stanze, assistenza sanitaria gratuita, menza , sala congressi e ingresso dalla via Casare Battisti a poca distanza degli istituti Universitari, pensione completa £ 300. 

La Settimana Santa a Messina

La Settimana Santa a Messina

 

Un antichissimo rito prende vita a Messina in occasione della Settimana Santa. La Confraternita del Santissimo Crocifisso, in collaborazione con il Comune di Messina, l’Arcidiocesi di Messina - Lipari - Santa Lucia del Mela e l’Arciconfraternita degli Azzurri e della Pace dei Bianchi, organizza la Processione delle Barette.

Momento centrale delle celebrazioni è il Venerdì Santo, in questo solenne giorno, a partire dalle 17.30, dopo un momento di preghiera con i portatori delle Barette e il saluto delle Autorità, si svolge la secolare processione delle Barette alla presenza del sindaco, delle autorità civili, e delle Confraternite e aggregazioni laicali cittadine.

Le origini della processione risalgono al quindicesimo secolo, periodo della presenza spagnola a Messina, e sin dalla sua prima apparizione fu considerata la più importante manifestazione religiosa pasquale della città.

Il termine Barette trova riferimento nelle origini del corteo religioso, poiché erano portati a spalla un’immagine dell’Addolorata, un simulacro di bara con il Cristo morto, seguito da altre piccole bare.

Fu nel 1610 che la Confraternita dei Bianchi deliberò di promuovere una processione con statue rievocative la Passione di Cristo. Negli anni si sono aggiunte di volta in volta nuove Barette con ulteriori scene della storia di Gesù, e quest'anno ricorre il centesimo anniversario della Baretta dell'Ultima Cena.

Il percorso della Via Crucis, con partenza dall'Oratorio della Pace, si snoda lungo le vie XXIV Maggio, Sant'Agostino, corso Cavour, Tommaso Cannizzaro, Garibaldi, I Settembre, piazza Duomo, via Oratorio San Francesco (a ‘nchianata di Varetti), via XXIV Maggio e rientro in chiesa, seguito dalla consueta distribuzione dei pani di cena ai portatori.

 

La salita di corsa delle Barette nella via Oratorio San Francesco per poi arrivare sulla via XXIV Maggio a 100 metri della Chiesa delle Barette dove resteranno fino all'anno successivo. Solo in questa occasione è possibile visitare la Chiesa delle Barette perchè resta chiusa tutto l'anno

 

La Vara a Messina nel giorno dell'Assunta

La Vara affiancata per la prima volta dai Giganti Mata e Grifone
in piazza Duomo nel 2004

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Tutta la processione della Vara in un video di Daniela Lombardo

 La Vara in piazza Castronovo dove è stata montata qui si assicurano le corde al cippo per il tiro della Vara.  Subito dopo viene portata la statua della Madonna Assunta.  

 La Vara sulla via Garibaldi arriva all'incrocio con il viale Boccetta. Qui Mons. D'Arrigo rivolgendosi verso la Stele della Madonna della Lettera legge una preghiera e subito dopo al grido di Viva Maria la Vara riprende la sua corsa verso piazza Duomo non prima della girata della stessa all'incrocio tra la via Garibaldi e la Via I Settembre. Operazione non facile perchè potrebbe comportare dei rischi se non fatta nel modo giusto, ma non è mai successo niente grazie alla capacità dei tiratori e principalmente del Capo Vara.
Qui si unisce il capitolo con l'arcivescovo fino all'arrivo in piazza Duomo per la benedizione.
I tiratori tagliano le corde per riicordo e devozione e si dividono tutti i fiori portati dai fedeli.

 I fuochi pirotecnici sparati sotto la stele della Madonnina - prima parte -

  I fuochi pirotecnici sparati sotto la stele della Madonnina - seconda parte -

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La Vara, nel giorno dell'Assunzione, il 15 agosto a Messina.

Filmato realizzato da Piero Ingegnoso.

 

 

La Vara, inizialmente nata come "carro trionfale" per celebrare l'entrata di Carlo V a Messina nel 1535, reduce dalla vittoriosa impresa di Tunisi e La Goletta contro Ariadeno Barbarossa, fu successivamente trasformata in "Machina" devozionale raffigurante l'Assunzione della Vergine in Cielo, con una rappresentazione scenografica che ne fa una delle più celebri ed antiche "machine festive" europee ancora esistenti, con le sue otto tonnellate di peso ed i suoi 13.50 metri d'altezza.
La più antica testimonianza scritta, che finora si conosce di una "machina" dedicata alla Vergine Assunta, è quella di Francesco Maurolico che nel suo "Sicanicarum Rerum Compendium" del 1562 scrive: "...Lectica quae Assumptionem Deiparae Virginis quotannis ad medium Augusti mensis repraesentat". Analoga "machina" laica fu, però, descritta da Niccolò Jacopo (o Colagiacomo) D'Alibrando nella sua opera "Il triompho il qual fece Messina nella Intrata del Imperator Carlo V" scritta nel 1535.

La processione si svolge il 15 Agosto, ma i preparativi per il montaggio della "Machina" iniziano il 1° agosto, con il trasporto del "cippo" in piazza Castronovo.

Qui, giorno dopo giorno, si montano i vari pezzi, terminando l'approntamento il 13 agosto. Il culmine della preparazione avviene tra la notte del 14 e del 15 agosto, per concludersi nel primo pomeriggio con la collocazione, la legatura e la stesura della gomena in canapa in due tratti di 100 metri che, una volta realizzati i cappi iniziali dove prenderanno posto i capi-corda, sono utilizzati dagli oltre mille tiratori, in costume bianco e fascia azzurra ai fianchi, per far scivolare sull'asfalto continuamente bagnato da autopompe, la pesantissima "Machina".

La sera della vigilia viene celebrata la Messa, davanti alla Vara, dal cappellano con il tradizionale rituale dell'offerta di fiori, da parte di devoti, sulla bara di vetro della Madonna. Il 15 agosto, giorno dell'Assunzione della Vergine, tutto è pronto per la partenza che avviene, puntualmente come ogni anno, alle ore 19,00.

Alle 19,00 in punto, allo sparo dei mortaretti, il comandante della Vara dà il segnale di partenza, in piazza Castronovo, agli oltre mille tiratori che iniziano il traino al grido di "VIVA MARIA", guidati dagli oltre 50 timonieri e vogatori che, facendo forza e leva su delle lunghe stanghe di legno, imprimono la giusta traiettoria impedendo spostamenti laterali che potrebbero portare la Vara fuori strada, o addirittura al suo capovolgimento. Dietro il "cippo", partecipano alla processione il sindaco con tutte le autorità civili, militari e religiose.

La "Machina" scivola lungo la via Garibaldi tra due grandi ali di fedeli che, di anno in anno, aumentano a dismisura ed è uno spettacolo unico e suggestivo la visione dei tiratori, nei loro costumi bianchi con la fascia azzurra, che si aggrappano alle corde e nel frattempo tirano la Vara invocando "'a Matri Assunta"; è commovente perché la stragrande maggioranza lo fa per voto, devozione o per chiedere la guarigione di un parente ammalato. Giunta dinanzi al palazzo della Prefettura, quindi all'incrocio con il viale Boccetta davanti alla Stele della Madonnina ed in piazza Unione Europea, vengono eseguiti fuochi pirotecnici con bombe cosiddette "a giorno".

Quando la Vara viene fermata all'incrocio della via Garibaldi con la via Primo Settembre, per arrivare in piazza Duomo deve essere girata su sé stessa; per far ciò, le corde vengono allungate oltre l'incrocio e, una per volta, sono sollevate e portate sulla via Primo Settembre.

Quando tutto è pronto, il Capo Vara dà il segnale di via ed è questo il momento più difficile ed impegnativo per i timonieri, perché sono proprio loro a dover correggere eventuali errori di traiettoria per immetterla in posizione esatta sull'asse della strada. E qui, tra gli applausi e le grida di "Viva Maria", si riprende la corsa verso la Cattedrale dove la Vara arriva tra il tripudio di una piazza ricolma di fedeli, fermandosi davanti alla porta principale del Duomo.

Dopo l'Omelia dell'Arcivescovo, che a conclusione impartisce la Santa Benedizione, i fedeli lentamente lasciano la piazza per entrare in Cattedrale ed assistere alla Santa Messa. Per tradizione, poi, ci si reca in Fiera e sul lungomare per assistere ai fuochi pirotecnici eseguiti da tre diverse ditte, che illuminano di spettacolari e policromi bagliori le placide acque del mare sotto la Madonnina benedicente del porto.

Le chiese del periodo Normanno Svevo - San Tommaso il Vecchio

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La costruzione della chiesa di San Tommaso il Vecchio risale al 1530 ma certamente si tratta del restauro di un edificio molto più antico. Rimasta per anni abbandonata a se stessa, è stata restaurata tra il 1980 e il 1998.

E’ monumento nazionale  e si presenta con un corpo parallelepipedo sormontato da una cupola di stile arabo  su un tamburo finestrato. L’interno è a navata unica cui si accede da una porta sormontata da un oculo.  

L'architettura normanna in Sicilia si sviluppò nell'isola durante il periodo della dominazione dei Normanni, i quali sostituirono il proprio potere centralizzato al controllo territoriale degli emiri a partire dal 1060 e ne fecero un regno (dal 1130), passato quindi alla dinastia sveva nel 1194.

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L'architettura arabo-normanna in Sicilia si ispirò a diversi apporti:

all'architettura romanica, che si era sviluppata a partire dal X secolo nelle terre di provenienza dei conquistatori e che caratterizza pianta e aspetto generale di chiese e monasteri di nuova fondazione;

all'arte bizantina, dominante nel territorio occupato, da cui provengono in particolare le ispirazioni per le decorazioni a mosaico e gli edifici a pianta centrale;

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all'architettura araba, della cui presenza in Sicilia prima dell'intervento normanno si è solo supposto, ma la cui fonte da cui attinsero i nuovi architetti furono le architetture e gli stilemi dell'Egitto fatimide e dall'Africa settentrionale, direttamente o tramite il mondo bizantino, per gli elementi decorativi e i palazzi regali.

Altri elementi, come i frequenti riferimenti all'antichità classica, si devono alla mediazione dei tre stili citati e alla presenza di un ricco patrimonio architettonico, sfruttato spesso come riserva di materiale per le nuove costruzioni.

Questi diversi influssi vennero tuttavia fusi in un linguaggio originale e crearono un'architettura prettamente siciliana, che proseguì in parte nel successivo periodo svevo.

L'architettura normanna in Sicilia viene distinta in tre periodi:

- il periodo della contea (1061-1130)
- il periodo del regno (1130-1154)
- l'età guglielmina (1154-1195).

 

 

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Le chiese del periodo Normanno-Svevo - San Francesco d'Assisi

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L'architettura normanna in Sicilia si sviluppò nell'isola durante il periodo della dominazione dei Normanni, i quali sostituirono il proprio potere centralizzato al controllo territoriale degli emiri a partire dal 1060 e ne fecero un regno (dal 1130), passato quindi alla dinastia sveva nel 1194.

L'architettura arabo-normanna in Sicilia si ispirò a diversi apporti:

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all'architettura romanica, che si era sviluppata a partire dal X secolo nelle terre di provenienza dei conquistatori e che caratterizza pianta e aspetto generale di chiese e monasteri di nuova fondazione;

all'arte bizantina, dominante nel territorio occupato, da cui provengono in particolare le ispirazioni per le decorazioni a mosaico e gli edifici a pianta centrale;

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all'architettura araba, della cui presenza in Sicilia prima dell'intervento normanno si è solo supposto, ma la cui fonte da cui attinsero i nuovi architetti furono le architetture e gli stilemi dell'Egitto fatimide e dall'Africa settentrionale, direttamente o tramite il mondo bizantino, per gli elementi decorativi e i palazzi regali.

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Altri elementi, come i frequenti riferimenti all'antichità classica, si devono alla mediazione dei tre stili citati e alla presenza di un ricco patrimonio architettonico, sfruttato spesso come riserva di materiale per le nuove costruzioni.

Questi diversi influssi vennero tuttavia fusi in un linguaggio originale e crearono un'architettura prettamente siciliana, che proseguì in parte nel successivo periodo svevo.

L'architettura normanna in Sicilia viene distinta in tre periodi:

- il periodo della contea (1061-1130)
- il periodo del regno (1130-1154)
- l'età guglielmina (1154-1195).